Carroccio, rutti, salmoni: tutte le barzellette su Bossi

Andrea Tempestini

La cosa meravigliosa è che - ormai - la fantasia si confonde con la realtà, le battute con le dichiarazioni ufficiali, le gag con le notizie d’agenzia. E quando ti dicono che Renzo Bossi soprannominato il Trota avrebbe detto, testuale, “Mi conosco fin da bambino”, non sai più se trattasi dell’ultima barzelletta o di intervista vera. Già, perché internet e la rete, Facebook e Twitter sono una centrifuga di sfottò e la Lega, Bossi, il Trota e Belsito ispirano ironia e veleni, fantasia e a volte pure raffinatezze. Così ti puoi imbattere facilmente in commenti come “Bossi si è dimesso: in Padania tre giorni di rutto cittadino”. O ancora. “Bossi s’è levato dai Maroni” (Stefano), “Ma allora quando dicono Roma ladrona è per ammirazione” e “Maroni: «La Lega è parte lesa». Cerebro-lesa, direi” (Nanoalto). Sì, basta cercare e c’è di tutto. C’è chi la butta sul classico, tipo un tizio che si fa chiamare Dante e scrive: “La Lega n’è trivial dimostrazione: s’astiene dal rubar sol chi non puote, e all’occasion s’attinge a profusione”. C’è chi la prende alla lontana: “In sei mesi abbiamo detto addio a Bossi e Silvio. Se i maya avessero ragione non potremmo goderci questa cosa”. Uno dei messaggi più rilanciati, però, è quello sulla moglie di Bossi. Qualcuno si è immaginato lei, distrutta, che confessa: “È stato terribile, erano in quindici, due ci tenevano sotto scacco e gli altri ristrutturavano...”. Da applausi, clap clap. Il grande protagonista, irraggiungibile, vera star, musa ispiratrice di ogni risata, ovvio, è il Trota che ha stuzzicato pure la fantasia di Fabio Volo. Il quale l’altra sera ha detto: “Ho sentito che il Trota ha preso 200mila euro. Cazzo, è diventato caviale”. Mica male. Sul giovane Renzo, però, è fin troppo facile ricamare. Ecco qualche twitt  gustoso. “Belsito, scoperta la cartella The Family. Era un’idea di Renzo per depistare le indagini: «Scrivilo in inglese, così non lo capisce nessuno»”. Oppure. “Bossi punta il dito contro Maroni. E il Trota guarda il dito” (Umberto). E ancora. “Non ho controllato se al 1 aprile al Trota gli attaccano gli omini di carta sulla schiena!”; “Il Trota giura di non essere un punk, ma sono in molti ormai ad aver capito che gli piace fare la cresta!”; “Ormai è chiaro, il Trota era di allevamento”. “Ma è vero che in Padania verranno installati i trotamat per il prelievo di contanti a tua insaputa?”; “Per risalire, ora, il Trota dovrebbe essere quantomeno salmonato”. Tra battute (“Il Trota ha detto che ha finito le dichiarazioni che aveva in serbo. Adesso comincerà con quelle in croato”), battutacce (“Il Trota ha detto che a Pasqua userà gli occhiali tridimensionali perchè ha saputo che Gesù è morto e risorto in 3 dì”) e veleni (“Il Trota nel suo DNA non ha i geni. Ha gli ignoranti...”), anche qualche ghirigoro di classe. Tipo l’arguta riflessione di Cetty D: “Gli inquirenti: «Renzo mente». Due parole, un ossimoro”. O il meraviglioso twitt di Lia Celi: “«Non avrei dovuto far entrare mio figlio in politica.» (Dio, venerdì Santo, 33 d. C.)”. di Alessandro Dell'Orto