Maroni incontra Bossi: "Torniamo a far politica"
Giallo in via Bellerio. Poco prima delle 15, qualche attimo prima che arrivasse Roberto Maroni, Umberto Bossi ha lasciato la sede della Lega. Nello staff del Carroccio c'è tensione, qualcuno parlava già di rottura. Giudizio prematuro, perché sia pure in ritardo il Senatùr è tornato e intorno alle 16 è iniziato il faccia faccia tra il leader dimissionario e l'ex ministro degli Interni, a cui hanno preso parte anche Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti. L'incontro è durato poco meno di due ore: una volta terminato, Maroni ha subito lasciato la sede di Via Bellerio. Calderoli e Bossi, invece, restavano ancora negli uffici della Lega. L'ex ministro dell'Interno ha spiegato: "Abbiamo fatto il punto della situazione e discusso delle iniziative daprendere, a partire dalla prossima settimana, dopo le festività pasquali. Ci sarà in primo luogo - ha spiegato Maroni - la riunione del comitato amministrativo della Lega. E poi ci metteremo al lavoro sulle iniziative politiche del Movimento per garantire la trasparenza finanziaria dei partiti. Diciamo - ha concluso Bobo - che riprende l'iniziativa politica della Lega, a partire dalla prossima settimana". La crisi - Nell'incontro dei vertici leghisti si è cercato insomma di capire come risolvere la crisi del Carroccio, alle prese con la bomba giudiziaria dell'inchiesta sull'ex tesoriere Francesco Belsito e, di riflesso, la leadership vacante. "Io ricandidarmi? Non lo so, può, darsi, lo deciderò quando sapremo la data del congresso", ha detto a sorpresa Bossi venerdì mattina da Gemonio. In attesa di ottobre, dunque, si va avanti con il triumvirato Calderoli-Maroni-Dal Lago, chiamato ad organizzare le fondamentali elezioni amministrativa tra un mese. La tregua - "Maroni non è un Giuda. Ha semplicemente fatto una specie di corrente, i barbari sognanti, ma quasi tutti non sono d’accordo. Non penso che Maroni sia con me ma neppure contro". Anche questa mattina, come giovedì sera, il Senatùr aveva preso (in parte) le difese di Maroni, che a sua volta subito dopo le dimissioni aveva avvertito: "Sosterrò Umberto alle prossime elezioni del segretario nazionale". Bobo, giovedì, aveva svelato ai giornalisti che parlando con il Senatùr gli avrebbe detto: "Non puoi metterti in disparte, anzi se ti ricandidi avrai il mio voto". Urla contro Maroni - La polemica è nata dalla contestazione di alcuni militanti in via Bellerio ieri, giovedì pomeriggio. "Traditore, traditore". Così i militanti hanno urlato a un'auto con i vetri oscurati che usciva dalla sede della Lega. I manifestanti pensavano che a bordo di quella macchina ci fosse Roberto Maroni. L'ex ministro dell'Interno, in lizza per la leadership del Carroccio e da tempo rincorso dalle voci sulla sua presunta volontà di voler scalzare Bossi, non si trovava però a bordo di quell'automobile. "Erano 5 pirla". Così l’esponente della Lega Nord, Matteo Salvini ha commentato le contestazioni. Salvini ha spiegato che "non c'è una Lega di Bossi e una di Maroni, ma c'è la Lega di Bossi e Maroni". Guarda il video su LiberoTv: Maroni contestato dai militanti leghisti Guarda il video su LiberoTv: Militanti in lacrime a Radio Padania Il volantino - I militanti della Lega Nord, presenti fin dalla mattina di giovedì davanti a Via Bellerio per manifestare il loro sostegno a Umberto Bossi, hanno anche poi distribuito dei volantini sui quali era riportato un brano del Vangelo di Matteo e sul quale vi erano le foto del Senatùr e di Maroni, accostate a quelle di Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Ossia una doppia versione del Gesù (Bossi e Berlusconi) e del Giuda (Maroni e Fini). Chiarissimo il testo che accompagna l'immagine: "Il traditore aveva dato loro un segno dicendo: 'quello che bacerò è lui, arrestatelo'. Subito si avvicinò a Gesù e disse: 'Salve rabbi'. E lo baciò".