Giallo casa ereditata, Senatùr come Fini? Guarda le foto

Giulio Bucchi

E se in tutto questo bailamme di Belsito, di rimborsi gonfiati, di fondi neri e distrazioni varie, esistesse una casa di Montecarlo (quella di finiana memoria) anche per l’Umberto Bossi? La domanda sorge spontanea, alla luce di una strana storia di cui Libero è venuto a conoscenza. Riguarda un’ottuagenaria mantovana che non c’è più, e del suo amore viscerale per il Caroccio. La signora si chiamava  Caterina Trufelli,  nata a Cigognara, frazione di Viadana, profondo mantovano, il 26/8/1931. La data del suo nuovo testamento olografo è 20/8/2003, quand’era ancora in salute:  «Io sottoscritta Caterina Trufelli, nel pieno possesso delle mie facoltà mentali revoco ogni mio precedente testamento e nomino erede universale l’onorevole Umberto Bossi, quale segretario della Lega Nord, nato a Cassano Magnago (VA) il 19/9/1941...». Il primo beneficiario dell’eredità era, in realtà, la sorella Roberta . La quale defunge inaspettatamente il 13 agosto 2003, sicchè la Caterina presume che il proprio testamento a favore della congiunta sia giustamente decaduto, e che l’unico erede rimanga suo nipote. Al quale, però,  “non vuole lasciare nulla”  dopo un feroce litigio nell’androne di casa («Sono stata da lui insultata e minacciata, lo escludo totalmente dal beneficio, rinnegando la parentela se possibile»); così, da tenace militante padana, decide di redigere nuovo testamento a favore del partito nella figura di Bossi segretario, indirizzando le sue volontà all’avvocato Francesca Passerini, esecutore testamentario della signora nonchè procuratrice speciale dell’Umberto stesso. La signora Trufelli muore il 10 maggio 2010. Caterina, ribadiamo, aveva la militanza nel sangue. Pare che avesse addirittura espresso l’informale richiesta d’essere cremata, e che le sue ceneri fossero sparse nel Po. Se il rito funerario sia avvenuto non è dato di sapere. Naturale, quindi il suo lascito alla Lega. Così, attraverso mezzo foglio scritto con una “penna a sfera di colore bleu...” la signora consegna i resti della vita mortale all’Umberto. Il quale ne accetta tacitamente l’eredità, nel gennaio 2010; e, davanti a un notaio con sede milanese in piazza San Babila, manda la sua procuratrice. L’eredità consiste in un appartamento molto ampio, in via Mugello 6, a Milano, zona viale Umbria, bella zona pure se non centralissima. Sette vani al sesto piano: quattro stanze, cucina, bagno, ripostiglio  e balconcini, cantina e solaio: “rendita catastale euro 958,03”, diritti, accessori e pertinenze comprese. Acquisito l’immobile Bossi - senza mettere di mezzo avvocati e/o notaio di solito usati della Lega - lo pone in vendita. E l’immobile trova subito un’acquirente, tale Angela Torazzi “non coniugata”, la quale lo rileva il 1 febbraio 2011. Il prezzo concordato è di 480.000 euro, pagato con assegni non trasferibili del valore di 17.305,06, 19.126,32 , 2.741,02  e 1.445 euro, nonché circolari di 113.568,62, 250.000 e 75.813,98 euro. Il 25 febbraio 2011 l’Agenzia del Territorio registra contemporaneamente i due atti, l’accettazione e la compravendita. Il segretario prende la casa, la vende a terzi e a quanto pare si tiene i soldi. Che, essendo destinati alla Lega, sulla base della normativa sulle “erogazioni liberali” che tutti i militanti e politici fanno, dovrebbero finire nelle casse del partito; e la comunicazione dovrebbe avvenire entro 60 giorni dal versamento. Versamento che, secondo fonti interne della Lega, ad un primo controllo, non risulterebbe. Come non ci sarebbero stati, da parte del segretario, versamenti a tranche non superiori alla soglia dei 50mila euro con dichiarazione congiunta (di chi versa e chi riceve) che raggiungano i 480mila euro totali della vendita. In tal caso, nella procedura delle erogazioni la Lega è sempre stata d’una trasparenza esemplare: qualsiasi “devoluzione corposa” se non nel valore almeno nell’indicazione del cespite, salterebbe all’occhio. E pure se, ad essere tignosi, il termine ultimo per presentare i rendiconti -cioè i bilanci dei partiti-  è il 30 giugno dell’anno successivo, prassi consolidata della Lega alla Camera  vuole che gli stessi rendiconti siano depositati assieme alle “dichiarazioni congiunte”, il cui termine è scaduto il 31 marzo. La scorsa settimana. Prassi consolidata, finora. Si sussurra che se è proprio allo scattare di tal data che si è scatenato l’inferno sul Carroccio, un motivo contabile ci sarà. Ci rendiamo conto che il discorso è molto tecnico... Altra violazione dei regolamenti parlamentari sta nel fatto che per qualunque atto che riguardi finanziamenti politici  al partito sia prevista obbligatoriamente denuncia in Parlamento. Bossi non ha denunciato né l’acquisizione né la vendita della casa. La sanzione amministrativa prevista in caso di violazione della norma consiste in un cifra che varia da due a sei volte il valore del bene. Ora, non si capisce, date le sue condizioni di salute, se il leader del Carroccio fosse completamente a conoscenza dell’operazione tra acquisizioni patrimoniali, compravendite, e denunce in base a complicatissimi regolamenti parlamentari. Né si sa se, pur con la sua firma autenticata, nel profluvio di denaro che ha inondato le casse della Lega qualcuno a Bossi di molto vicino  abbia condotto una speculazione in stile Tanzania. La compilazione dei rendiconti leghisti è di difficilissimo accesso, e su chiunque si avvicini loro –leghisti compresi, anzi soprattutto - cala una cappa oscura. Tra l’altro Belsito, l’uomo che doveva presentare i nuovi bilanci, l’altro giorno, per i noti problemi, non si è presentato in Consiglio. Visti i tempi, una spiegazione su un appartamento ereditato che appare di Francesco Specchia