La politica sempre più in crisi: ci vorrebbe Forza Italia
Alla fine, pare che siamo davvero tornati allo spirito del 1994. Però in modo un po’ diverso da quel che ci aspettavamo. Un po’ come allora - lo dimostra il sondaggio di Arnaldo Ferrari Nasi che pubblichiamo in questa pagina - gli italiani sentono il bisogno di un «uomo nuovo». La politica li ha delusi, l’ostilità verso la Casta è diffusa (e probabilmente anche motivata, viste le ultime vicende di cronaca, dal caso Lusi in giù). Concluso lo «stato di necessità» in cui i tecnici erano apprezzati o almeno tollerati, il senso di vuoto torna a farsi sentire. Ci vorrebbe una novità, dunque. E allora viene un po’ da rosicchiarsi le dita a pensare che una novità ce l’avevamo, e che novità. In questi giorni è arrivato in libreria un volume curato da Antonio Palmieri, Gianni Comolli, Cesare Priori e Massimo Maria Piana. Si intitola Come Berlusconi ha cambiato le campagne elettorali in Italia (edizioni Cipidue, con prefazione del Cavaliere). Sfogliandolo, i sentimenti si dividono tra stupore e nostalgia. Il libro ripercorre le campagne elettorali berlusconiane dalla «discesa in campo» in poi. Riporta i bozzetti, finora inediti, che servirono per arrivare al logo definitivo di Forza Italia. C’è persino un’inquietante «Italia Giusta», con la bilancia della Giustizia nel simbolo, roba che oggi appare più adatta per Di Pietro, ma bisogna pur capire che Tangentopoli era appena finita. Scorrendo le pagine, ritroviamo le brochure promozionali come «Le nostre 5 grandi “strategie” per migliorare la vita degli italiani»: un sunto del programma per le politiche del 2001 in punti chiari e rapidi da leggere. Seguono slogan impressionanti. Affermazioni che oggi, con tutta probabilità, gli elettori potenziali del centrodestra vorrebbero riascoltare dalla bocca di qualche leader. Da «Meno tasse per tutti» a «Pensioni più dignitose» fino a «Un buon lavoro anche per te». Sono «impegni concreti» che oggi, oppressi dalle tasse, sarebbe bello ritrovare. Ecco le foto di tre volantini del 2006. Il primo grida: «Basta No Global!». Perfetto per gli anti Tav di oggi, no? E ancora, un faccione ridanciano di Prodi con la scritta: «In 6 mesi, 67 nuove tasse. Tutti piangono, ride solo lui». Potrebbe tornare presto utile... Infine, riferito alla sinistra: «Loro tassano la casa e i tuoi risparmi. Scegliamo di andare avanti». Non vengono trascurate le trovate più folkloristiche (ma efficaci). Da Azzurra, la «nave della Libertà» (vabbè, questa magari è meglio non ripresentarla), al favoloso kit del candidato per le elezioni del 1994. Un bel valigione verde, pieno di videocassette con l’inno di Forza Italia in versione karaoke, cd, orologi, spillette, occhiali e orrende cravatte, carte da gioco... Certo, c’è anche della paccottiglia. Ma la tesi del volume non può non essere condivisibile. Con gli slogan diretti e semplici, con l’intuizione di sfruttare il marketing, Berlusconi ha cambiato non solo le campagne elettorali, ma la politica tutta. Ha fatto emergere, a modo suo, temi di cui prima non si aveva nemmeno il coraggio di parlare, dalla scuola all’egemonia culturale di sinistra. Per tacere del bipolarismo, sapientemente inscenato anche grazie ai manifesti comparativi e personalizzanti: altra clamorosa innovazione che rischia di essere cancellata dagli ultimi inciucioni. Stupore, dicevamo. Perché vien voglia di pensare: eccola, la novità che ci vorrebbe adesso, ecco qualcuno che è stato capace di sorprendere. Ma pure nostalgia. Perché quella novità fu talmente potente che difficilmente potremo trovarne una uguale. Anzi, c’è il rischio che il vuoto attuale appaia ancor più desolante, nella consapevolezza che una rivoluzione del genere difficilmente si potrà riproporre. Infine, un’ultima sensazione. Il rimpianto, con una punta di fastidio. Perché forse, dopo tutto, di quella rivoluzione e di quegli slogan si poteva, e si doveva, fare un uso migliore. di Malabarba