Casini guarda già dopo Monti: "Pronto a sacrificare l'Udc"
Affollamento al centro, serve uno scatto in avanti. Con Luca Cordero di Montezemolo da una parte e Corrado Passera dall'altra, Pier Ferdinando Casini deve aver deciso che è finita la stagione dell'attendismo e delle convergenze: l'ex delfino di Forlani non vuole rassegnarsi a posizioni defilate, lui sotto sotto aspira sempre a Palazzo Chigi o, perché no, a una poltrona ancora più prestigiosa. Ma per farlo, deve diventare lader riconosciuto del partito principale. Quello che l'Udc non è e non sarà. Ecco perché, ha sottolineato Pierferdy ai giovani del suo partito, bisogna andare oltre. L'assist lo ha fornito, forse a sua insaputa, il governo tecnico: "Dopo la vicenda Monti - ha ricordato Casini - nulla sarà più come prima e noi lavoreremo perché cambi nella sostanza la politica italiana e probabilmente, per fare questo, dovremo anche sacrificare il nostro partito, perché bisogna andare oltre quello che c'è, occorre creare qualcosa di nuovo". Il grande partito neocentrista è da tempo il sogno di Casini. Non a caso, s'è circondato di soci (Rutelli a sinistra, Fini a destra) approfittando del sostegno a Monti per preparare il terreno a una costruzione più grande, più ambiziosa. Ma Rutelli e Fini non bastano: occorre imbarcare i moderati del Pd, i delusi del Pdl, qualche papavero del governo tecnico. Che potrebbe non durare fino al 2013, perché, avverte Casini, se sulla riforma continuano le critiche dei partiti "prima o poi entra in crisi sul serio". E lui è pronto a raccoglierne i cocci, sempre che non venga bruciato sul tempo dal piano cannibale di Bersani e Prodi.