Prodi e Bersani, piano per dare governo e Colle alla sinistra

Giulio Bucchi

La successione di Mario Monti? Sarà uno sprint, non una lunga battaglia di posizione. A lanciare l'offensiva non può essere che il Partito democratico, quello che in queste ore ha mandato giù i bocconi più amari del governo dei professori. Il segretario Pier Luigi Bersani ha già avvertito il premier sulla riforma dell'articolo 18, una tagliola per la sinistra: "Non condivido la modifica dell'articolo 18 perché è all'americana e non alla tedesca". E ancora, "Monti non può dirci prendere o lasciare". Lo ha ribadito Massimo D'Alema, anche da Fabio Fazio a Che tempo che fa: "Dopo Monti, serve una svolta a sinistra". Ufficialmente, si parla di scadenza naturale della legislatura, ma il piano segreto porta al voto anticipato: crisi entro l'estate e voto in ottobre. Come? Le con salva-Italia e cresci-Italia in porto, resterebbe da risolvere la grana lavoro. Su questo punto il progetto democratico è chiaro: minare alla base il progetto riformista del governo, minacciare strappi e strappare il più possibile sull'articolo 18, per non dover poi ricucire con la Cgil. Non a caso, è stato lo stesso D'Alema ad ammettere: "La trappola non è scattata, cioè quella di spaccare il Pd e isolare la Cgil". L'era della sinistra - A tendere quella trappola, sottolinea Mario Sechi nel suo editoriale sul Tempo, sarebbero stati proprio Monti e Fornero, con l'appoggio del presidente Napolitano più interessato alle riforme che agli equilibri a sinistra. Ecco qua, cerchio chiuso: perché con la scrittura della nuova legge elettorale rimandata all'infinito (al Pd non interessa, con il Porcellum avrebbe più opportunità di vincere che con un altro sistema) non resterebbe che abbattere l'ultima resistenza alla sfiducia a Monti: il Quirinale. Ma ormai tra Napolitano e il suo ex partito, proprio sul lavoro, sembra essersi scavato un fosso. E Bersani e D'Alema hanno già pronto l'asso da calare, carta buona per tutte le stagioni: Romano Prodi. Con buona pace di Monti (che tanti indicano sul colle, specie dopo le parole di sabato del presidente della Repubblica). Del Pdl, ancora alle prese con le beghe dell'ex alleato leghista. E di Casini, che vuole creare il suo superpartito centrista ma che potrebbe accontentarsi di un ruolo nobile (presidenza del Senato?) nella nuova era della sinistra.