La Rai vuol punire Freccero Mughini: Pietà per chi insulta
Caro Carlo (Freccero), ti scrivo da collaboratore di Libero e da tuo vecchio amico. Due cose che forse ti appariranno in contraddizione e che non lo sono minimamente. Ho difatti letto su Dagospia che l’azienda Rai per la quale lavori è risentita nei tuoi confronti al punto da mettere in forse - e io spero vivamente di no - il tuo rapporto di lavoro. All’origine di questo maremoto la conversazione piuttosto animata che tu hai avuto recentemente con Francesco Borgonovo a proposito di un articolo che lui aveva firmato su Libero, una conversazione di cui la dirigenza Rai ritiene che tu abbia mancato di lealtà nei confronti dell’azienda per la quale lavori. Una conversazione in cui tu definivi il giornale su cui sto scrivendo «un giornale di merda», e quanti vi collaborano dei loschi figuri «amici dei cardinali pedofili» e ti ripromettevi di farlo assaltare da gente armata di «forconi». Forse ti sbagliavi nel giudicare talmente manigoldi quelli che scrivono su Libero, tant’è vero che io sono su queste colonne a mandarti i miei più amicali auguri di poter continuare il tuo lavoro in Rai. Non dimentico le volte che abbiamo lavorato assieme in passato, e resto convinto che tu sia una risorsa fra quanti pensano e dirigono la televisione. Lo penso adesso come lo pensavo ai tempi dell’Appello del martedì dov’eravamo complici, vent’anni fa, la trasmissione che andava in onda da quello stesso scantinato della Mediaset dove tu e Silvio Berlusconi avevate inventato la televisione commerciale. Bada bene, Carlo, sono convinto che questi stessi auguri di continuare il tuo lavoro te li invierebbe Borgonovo, che conosco bene perché collaboro con lui da quattro o cinque anni, e di cui sono arcisicuro che non abbia mai incontrato un cardinale «pedofilo» o meno che fosse: esattamente quanto me e te. Borgonovo aveva maltrattato una produzione da te voluta, non aveva certo chiesto una censura o addirittura un licenziamento. Aveva criticato il tuo lavoro, non aveva dannato la tua anima. Credimi, Borgonovo è molto più «pop» che non «fascista». E te lo dice uno che si intende molto e degli uni e degli altri. E dunque, giù le armi. Padrone Borgonovo di non amare quella tua serie televisiva (di cui mi pare evidente che non è il meglio delle cose da te volute, diciamo che vale forse un decimo dell’Appello del martedì). Padrone tu di non volere passare le tue prossime vacanze con Borgonovo, senza però necessariamente inveire a furia di insulti sanguinosi. Per il resto tutti i fiori sboccino, tu che mi sembri divenuto così nettamente di sinistra, io che non lo sono neppure un po’ o meglio che me ne strainfischio di entrambi gli schieramenti. Ti auguro di continuare il tuo lavoro, caro Carlo. Così come auguro a tutti di continuare a fare, a tentare, a sbagliare. Senza però dovere necessariamente malmenare chi non è d’accordo con noi e tutti i suoi parenti stretti e lontani. Ciao, Carlo. di Giampiero Mughini