Freccero Il ritratto dell'uomo che insulta Libero fissato con il complotto di preti e Vaticano
Ormai lo mandano a quel paese anche quelli che gli sono vicini. Gli intimi, gli affezionati. Premessa: di lui sapete ogni cosa, che è direttore di Rai 4 e soprattutto che ogni tanto va su di giri. Forse non sapevate che è amico del Fatto Quotidiano. Lo ha scritto Marco Lillo, che al Fatto lavora: «Un amico che ha partecipato alla riunione nella quale è stato fondato il nostro giornale». Si conoscono. Si stimano. E Marco Lillo scrive anche questo: «Ciò non toglie che la telefonata a Francesco Borgonovo di Libero sia indifendibile. Per il tono arrogante e minaccioso, per il richiamo al rapporto personale con il direttore di Libero, per i termini usati e per il disprezzo dimostrato...». Lo dicono loro. E a noi, «fascisti» e «culattoni» (sono alcuni degli insulti di Freccero), ora tocca difenderlo. "Carlo Freccero minaccia Libero: fascisti, io vi rovino" ascolta la telefonata su Libero Tv Signori del Fatto, non prendetevela con Carlo Freccero da Savona (5 agosto 1947), direttore di mille cose e anche, a suo tempo, dei palinsesti di Canale 5 e Italia 1, frequentatore della Rai pubblica, delle tv berlusconiane, di France 2 e France 3. Lui è solo un tollerante intransigente. Lui è benevolo, paziente, e anche insofferente. Un pacifico irascibile. Lui è il tipico esponente di quella cultura progressista, raffinata e libertaria che ogni tanto si chiude a riccio e prende a calci e sberle il prossimo. Quell’«ogni tanto» va inteso come: ogni qualvolta la loro progressista, raffinata e libertaria parola viene messa in dubbio. Ogni qualvolta il loro raffinato e geniale lavoro viene considerato un po’ pedestre. È stato così per noi di Libero. Ma noi siamo «fascisti», non facciamo testo. Fu così (più o meno così) anche per Repubblica. Tempo fa, nella sua rubrica «Il sabato del villaggio», Giovanni Valentini scrisse che Angel, telefilm di Rai 4, non era un esempio di tv di qualità. Freccero, ancora una volta, andò su di giri e sul blog di Rai 4 (con toni molto più pacati dell’ultima esternazione) scrisse che oggi la fiction non è «biografia di santi e di eroi del passato». Cosa c’entrassero i santi non si capì bene. In compenso, tutti capirono benissimo che a Freccero non piacciono le critiche, oltre a non piacere preti e chiese. Posizione lecita, beninteso. Il fatto è, però, che quella di Freccero sembra una vera ossessione: lui vede preti dappertutto. Nelle chiese, dov’è naturale che stiano. E anche dietro il suo mancato arrivo, presumiamo come direttore, megadirettore, superdirettore o cose simili, a Rai 1. Che poi quella direzione gli sia stata realmente offerta non lo sappiamo. Lui è convinto, però, che la poltrona dovesse essere la sua. Gli spettava di diritto: Rai 1 è la rete ammiraglia, lui è il genio della tv, l’esperto di comunicazione, l’autore, il saggista che ha scritto l’introduzione ai Commentari sulla società dello spettacolo di Guy Debord. Dunque, lui a Rai 1. Dovete comprenderlo: se uno è un genio è un genio. E dovete anche provare ad immaginare cosa succede nella testa di un genio che finisce in naftalina. Capitò nel 2003. Recita Wikipedia, enciclopedia online: fu «allontanato dai ruoli di responsabilità in Rai». Devastante. Sentite questa: appoggiato al cancello della lussuosa villa in Maremma, un amico di Freccero, anche lui finito nella naftalina Rai, si sfoga: «Vado ogni mattina, mi seggo e non faccio nulla. Sì, faccio le mie cose, insegno all’università. Ma in Rai niente. Mi seggo e guardo Freccero. Carlo guarda me. Poi ci guardiamo di nuovo. Poi un’altra volta. Poi la giornata è finita». Per mesi. Per anni. Devastante sul serio. Deve essere stato allora che nella testa di Freccero è maturata un’idea: il mondo ce l’ha con me. Perché il mondo è fatto da preti. Pensa talmente ai preti e a tutto ciò che sa di chiesa che ormai ha le visioni. Ha detto Freccero a proposito di Celentano, e voi sapete quale sia la profondità di pensiero dell’ex Molleggiato: «Quando Celentano parla di paradiso è come se parlasse della rivoluzione. È la rivoluzione in cui credevamo noi. Il paradiso è la sua visione per superare la crisi. È l’incarnazione di un sogno: la salvezza dall’inferno». Sarà così, perché noi, a questo punto, non ci permettiamo di dubitare. Ci permettiamo solo di ricordare che Lorenza Lei, direttore generale della Rai, qualche mese fa ha dovuto richiamarlo all’ordine: Freccero esternava troppo, questa volta non contro i preti ma contro la Rai, l’azienda che gli dà lo stipendio, anche quando lui, in naftalina, non fa assolutamente nulla per l’azienda. E di nuovo Freccero andò su di giri: lettera al Fatto per rivendicare la sua libertà di operatore culturale. Lo stesso Fatto che oggi lo richiama all’ordine, secondo noi sbagliando. A un uomo così non si può dire: chiedi scusa. Non si possono fare ramanzine. Un uomo così deve essere aiutato. di Mattias Mainiero