Amato, il signore delle tasse va in tv a spiegarci la crisi
Di notte non viene solo la Befana, che si porta via tutte le feste, a volte arrivano anche i prelievi forzosi sul conto corrente. Che non sono un tipico regalo dell’Epifania, ma una classica furbata da governo della Prima Repubblica. Una patrimoniale sui beni mobiliari della quale gli italiani portano ancora le cicatrici addosso. Eppure di tutto questo, nelle 12 “lezioni dalla crisi” messe su da Rai Educational per Rai Tre e condotte dal professor Giuliano Amato, non c’è traccia. Peccato. Perché fu proprio il Dottor Sottile, nella notte a cavallo fra il 9 e il 10 luglio del 1992, a mettere le mani nelle tasche degli italiani, come nessuno aveva mai fatto prima. «Rappresentò senza dubbio un trauma per il piccolo risparmiatore», dice il professor Amato, due volte premier, una vice e sei ministro, oggi presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani, «forse non opportuno ma, in termini equitativi, credo sia stato più giusto rispetto a un aumento dell’Irpef di un punto, un punto e mezzo, che avrebbe colpito i redditi più bassi. Credo, inoltre, che il 6 per mille per un piccolo risparmiatore che aveva 15-20 milioni di lire sul conto corrente fosse comunque più basso di altri prelievi».E sì, come no. Facile dirlo oggi che c’è l’euro. Allora, nel ’92, quel prelievo fu un vero e proprio scippo, consumato ai danni della maggioranza degli italiani. Ma le lezioni dalla crisi del professor Amato non ne parleranno: «Quella del ’92 fu solo una crisi italiana». Ciò che vedremo su Rai Tre (in onda dal 18 marzo alle 13 e in replica il lunedì alle 23 su Rai Storia), con Amato nelle vesti di autore e conduttore, sono altre fasi negative dell’economia: «Le crisi del '29 e del 2007 sono generalizzate». Amato, a suo agio nelle vesti di conduttore, sostiene di essere stato «avvantaggiato non solo perché abituato a usare un linguaggio semplice e diretto per gli studenti, ma anche dal fatto di non essere un economista che, al contrario, rischierebbe di utilizzare termini troppo tecnici». E il premier Mario Monti usa termini comprensibili? «Monti parla lentamente», spiega il Dottor Sottile, come lo ha ribattezzato a suo tempo il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, «perché è un economista e così, quando si rivolge ai cittadini deve farlo con un linguaggio semplice e non da tecnico per farsi capire». «Credo che la lentezza di Monti», ha rimarcato Amato, «sia il frutto della traduzione in italiano della lingua degli economisti». Possibile. Peccato che questo tipo di traduzione non riguardi anche il professor Amato e il nodo delle pensioni. Perché sarà pure che il lavoro per la Rai è senza compenso, ma uno che percepisce ben due pensioni (una dall’Inpadp da 22mila euro al mese, l’altra dal Parlamento da 9mila euro, a cui si aggiunge lo stipendio di Deutsche Bank) dovrà pur spiegare agli italiani come mai il sistema pensionistico rappresenta lo snodo cruciale per uscire dalla crisi. Snodo sul quale il governo Monti ha messo le mani, facendo ciò che non aveva fatto nessuno sino a oggi. Ovviamente nelle “lezioni dalla crisi” non ci sarà nessun capitolo dedicato al rapporto fra il governo Monti e la politica. «Non è semplice: ci sono al governo persone abituate ad esperienze diverse, a stare più in classe che in Parlamento», dice l’ex premier, «così da un lato la politica si sente sgravata, ma dall’altro si sente invece spossessata dei proprio compiti. Serve insomma un assestamento reciproco, ma trovo che questo processo sia in via di assestamento». Infine il nodo del fisco, partendo dall’evasione per finire con l’allarme lanciato due giorni fa dal Garante della privacy Pizzetti. «È noto che in momenti difficili ci si scarichi su determinati bersagli, ma non sono portato a incoraggiare la tendenza all’uso della gogna anche se si capisce che in materia di evasione fiscale può essere utile a circoscrivere il fenomeno», sostiene il professore, «sono sensibile alla privacy, ma per gli altri e non per me che, essendo una public figure, devo sottostare a certe cose». Magari può iniziare dalla sua doppia pensione, finendo con la montagna di incarichi ricoperti. Compreso quello di grande sponsor dell’attuale direttore generale dalla Rai, Lorenza Lei, alla quale ha dimostrato di tirare la volata. Prima con l’intervista al Sole 24 Ore, andata di traverso al ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, che vuole il cambio della guardia al settimo piano di viale Mazzini. E poi con le lezioni dalla crisi, tarate per spiegare agli italiani che, in fondo, non stanno poi così male. In Grecia è molto peggio. di Enrico Paoli