Patrimoniale sulla Casta Giordano dice sì a Libero

Matteo Legnani

Caro direttore, permettimi di scriverti sull’onda della condivisione emotiva: mai avrei pensato di esultare per un tassa come per un gol del mio amato Toro, ma domenica mi è capitato. Appena ho letto il titolo di Libero con l’ipotesi della patrimoniale alla casta ho dato il via a una serie di festeggiamenti che in breve hanno trasformato la mia stanza in una succursale di Fuorigrotta a Capodanno. Urla e botti che hanno lasciato del tutto interdetti i miei prossimi. «Datemi i fuochi d’artificio», ho cominciato a urlare a un certo punto. Stavano per chiamare un’ambulanza. Comunque, caro direttore, giuro: se arriva la patrimoniale sulla casta i fuochi d’artificio li faccio davvero. Perché, vedi,  fra tante tasse ingiuste che vengono introdotte finalmente ce ne sarebbe una equa. Non sto a riprendere i numeri che Franco Bechis come al solito ha snocciolato con la consueta precisione. Ma è evidente che i partiti hanno troppi soldi, altrimenti non li investirebbero in Tanzania,  come ha fatto la Lega,  o peggio nelle ville private di un tesoriere, come ha fatto la Margherita. Non ti pare, direttore? Sono spariti 13 milioni e quelli manco se n’erano accorti. Poi ci vengono a dire: «Dobbiamo fare tutti i sacrifici». Tutti? Tutti chi? Fateci il piacere: da un anno non si parla d’altro che di tagli ai costi della politica ma non si è andati al di là della promessa. In quanto a fatti, nulla. Al massimo hanno tagliato qualche briciolina. Gli stipendi dei parlamentari non sono stati toccati, i vitalizi non sono stati abbattuti, le Province restano al loro posto, il Parlamento resta tra i più costosi del mondo. C’è una cosa di cui non riesco a darmi pace: quando si annunciano un sacrificio per la casta, alla fine ci sono solo tanti titoli sui giornali. Quando invece viene annunciata una tassa, ancor prima che uno finisca di leggere il titolo già è venuto il momento di pagare. Così sappiamo per certo che a fine marzo il conguaglio Irpef colpirà le nostre buste paga; sappiamo con certezza che a giugno pagheremo di nuovo la tassa sulla casa; e sappiamo che in autunno arriverà anche l’aumento dell’Iva. Queste sono le certezze. E i tagli? Come una canzone di Mina: parole, parole, parole… Ieri mattina  il Sole 24 Ore riportava due titoli cubitali in prima pagina. Il primo diceva: tasse locali senza tregua, rincari anche per l’Irpef. E l’altro diceva: Regioni, rinviati i tagli dei consiglieri. Impasse nella riduzione degli stipendi. Lo vedi, caro direttore? Non è mica solo un problema dei palazzi di Roma, il cancro della beffa ai danni dei contribuenti dilaga da tempo anche in periferia. Ti pare possibile che aumentino le tasse locali e nello stesso tempo non riducano di un copeco i loro sperperi? Lo sai quanti sono i vitalizi che paghiamo agli ex consiglieri regionali? 3.183. Sai quanto ci costano? 168 milioni di euro l’anno, che si vanno a sommare a 219 milioni di euro che paghiamo agli ex parlamentari. Ci sono circa 200 persone che prendono addirittura il doppio vitalizio, come se avessero due vite disponibili. Ma ti pare una roba sensata? Perché dobbiamo continuare a pagare una rendita mensile a chi è stato eletto in Parlamento o in Consiglio regionale, magari anche solo per pochi giorni? Crisi per crisi, perché non cominciamo con l’abbattere (non limare: abbattere) questo assurdo privilegio?   Di esempi se ne potrebbero fare tantissimi. Non voglio tediare te e i tuoi lettori, caro direttore. Voglio solo darti il mio appoggio pieno. Credo che questa sia la vera battaglia che vale la pena di essere combattuta. Ogni tanto prende lo scoramento: le cose non cambiano o cambiano troppo lentamente rispetto a quanto vorremmo. Però la patrimoniale contro gli Spudorati (permettimi l’autocitazione) è un obiettivo pratico, concreto, immediato. Lo so che è difficile convincere i parlamentari ad approvarla, perché sarebbe un po’ come convincere le zanzare a diventare rappresentanti dell’Autan. Ma dobbiamo crederci. Dobbiamo provarci. Dobbiamo fare davvero i fuochi d’artificio, prima ancora di vedere il risultato. Lo dobbiamo fare per motivi economici, naturalmente, ma anche  per motivi morali. Quando si parla questo genere di tasse,  infatti, di solito nasce un’obiezione: «Perché colpire il patrimonio? Avere un patrimonio non è una colpa». Obiezione in genere sensata. Ma non in questo caso. Il patrimonio della casta è una colpa perché è stato accumulato da chi stava  distruggendo il Paese: con una mano si arricchivano, con l’altra ci impoverivano. Che sia venuta l’ora del risarcimento? Forse sì: loro continuano ad avere le tasche piene, in effetti. Ma ho la sensazione che il Paese ne abbia ormai piene le tasche… di Mario Giordano