La deriva autoritaria di Grillo Caccia un attivista: è rivolta
E' caos nel Movimento 5 stelle, il partito-non partito di Beppe Grillo, il comico genovese che ama svestire i panni del leader ma che sta seguendo le pieghe di una deriva autoritaria. Il nodo è stata l'espulsione da parte di Grillo di Valentino Tavolazzi, di Ferrara, attivista del Movimento. In verità questa è stata la punta dell'iceberg, l'ultimo episodio di una lunga serie che ha creato tensione e malumori nei confronti del comico, paladino dell'antipolitica urlata. Il lider maximo Grillo è finito nel mirino della sua base. Le posizioni - Il dibattito è acceso. Il consigliere regionale dell'Emilia Romagna, Giovanni Favia, non ha dubbi: "Grillo non può espellere nessuno perché non siamo un partito". Gli risponde a stretto giro Davide Bono, anche lui nel consiglio regionale: "No, Grillo è il titolare del logo, e ha pieni poteri. Chiunque voglia creare strutture non in linea col Movimento è bene che vada via". Il Movimento 5 stelle si trova così a dover fare i conti con il suo futuro: andrà avanti lasciando carda bianca al padre-padrone Grillo o si trasformerà in un gruppo politico dove la sguaiata voce del comico resterà una tra le altre. Base scatenata - Il caso incriminato, l'allontanamento di Tavolazzi, è stato deciso da Grillo pochi giorni fa e reso pubblico in un post sul suo blog. La decisione ha fatto scatenare la base, che ha riversato sulla pagina del comico genovese oltre 600 commenti infuocati: domande, appelli e lettere aperte. C'era chi si trovava d'accordo con la decisione, chi ha preferito non commentare e chi ha stigmatizzato la decisione di Grillo. Molti si sono detti disorientati per la cacciata di una persona di spicco del movimento, da una presa di posizione così netta del comico, che ha sempre rimarcato la differenza tra le sue 5 stelle e i partiti tradizionali, ma che si comporta esattamente come i leader più autoritari dei partiti della nostra Repubblica.