L'«Isola» di Nicola Savino "Vorrei Scilipoti naufrago"

Nicoletta Orlandi Posti

In pochi scommettevano su di lui e sul successo dell’Isola 9. Il confronto con Simona Ventura, un meccanismo che sembrava usurato, i famosi sempre meno famosi... Invece Nicola Savino ha trovato la formula magica per svoltare: meno liti (quando due naufraghi bisticciano scatta la canzone Amico è di Baldan Bembo,  non si può non ridere), più ironia. Così, con un cast formato in parte da volti già visti (da Aida Yespica ad Antonella Elia) gli ascolti sono stati un  crescendo continuo tanto che con l’ultima puntata  Raidue ha superato Le Iene e si è piazzata al secondo posto tra le reti più viste con il  15.73% di share e oltre 3 milioni e 500 mila telespettatori. Anche il day time con l’inviata Vladimir Luxuria,  va benone. Dica la verità, Nicola, non ci credeva nemmeno lei... «Beh... Anche se fosse andata male l’avrei presa bene, perché per me è un’esperienza ed era un programma a cui non avrei mai detto di “no”. Faccio radio da 20 anni ma tv solo da quattro. Diciamo che nella Milano-Reggio Calabria della tv sono giusto al casello di Lodi. Non era scontato che andasse bene, anzi partivo svantaggiato perché il confronto con Simona Ventura era pesante». Simona l’ha chiamata? «Mi ha sostenuto moltissimo prima della partenza, come io ho sostenuto Paolo Ruffini che mi ha sostituito a Colorado. Poi gli ho mandato un sms a fine programma. Come si dice: non si parla al conducente...». Cosa l’ ha fatta ridere di più? «Il Divino Otelma con la pancia piena. Il suo italiano è strepitoso, mi  fa impazzire.  Ora si è un po’ inacidito:  la fame, la stanchezza. È più umano e meno divino...». Ha notato che nell’ultima puntata ha usato la prima persona anziché la collaudata terza? (Ride). «Eh sì, la fame toglie lucidità. È una vita che va avanti con questa storia del “noi”. Io ho letto qualche manuale new age, non dice stupidaggini, poi fa un mistone di varie religioni stando sempre attento a non entrare nel cristianesimo. Vabbè,  un idolo». La cosa che le è dispiaciuta di più? «L’abbandono di Rossano Rubicondi, ma la settimana prossima tornerà. Speriamo che non duri  “come un gatto in tangenziale”». Sempre per citare Simona... «Veramente è mia. Io ero il suo autore, ci siamo conosciuti al Festivalbar nel 1997!». In finale, tra quattro settimane,  chi vorrebbe? «Sono tutti un po’ come figli. Però ammetto che mi piace  Manuel Casella: equilibrato, pacato». Rimanderebbe in onda il filmato in cui Apicella dava del «ricchione» a  Malgioglio? «No, è stata una leggerezza dettata dalla fretta. Io sono contro le liti. Sto attento ad evitare le parolacce in prime time. Quest’anno abbiamo puntato più sul divertimento che sullo scontro. Il reality non è morto, semmai è morto  il reality di prima, quello delle liti fini a se stesse. Forse il motivo è che in Italia abbiamo motivi più importanti per cui litigare».  Per dare sostegno ad Apicella, Berlusconi l’avete chiamato? «Nooo, ho solo  detto: “Se qualcuno vuole telefonare in studio, il numero ce l’ha...”». Di notte sogna mai i naufaghi? (Ride). «Sì, il giovedì dopo la puntata. Ci metto 2-3 ore per riprendermi, mangio un panino, ma  quando mi sdraio nel letto a volte mi appaiono le facce di Enzo Paolo e Carmen...». Un  personaggio che avrebbe voluto all’Isola? «Adriano Pappalardo. Ma abbiamo Max Bertolani, il nostro “Wanna Be Papparado”. Una mia fissa è  Evaristo Beccalossi, calciatore anni ’70. Politici? Scilipoti! Avrebbe fatto la fronda dei responsabili». Il suo amico Digei Angelo dove l’ha lasciato? «Doveva venire, poi si è ammalato, ma non è finita qui...». Ma lei ci andrebbe sull’Isola? «All’inizio rispondevo “no”. Adesso, facendola, ho cambiato idea: mi è venuta voglia. Ovviamente adotterei il sistema “Cecchi Paone”: mangiare come un bue prima,  e poi dormire tutto il tempo». Se glielo chiedessero, condurrebbe un’altra edizione? «Certo. Davvero non avrei mai pensato di fare questa, visto che non  ho santi in paradiso. Magnolia ha avuto coraggio a puntare su di me.  Dire che è trash è lo sport nazionale, ma secondo me è un patrimonio della Rai». È vero, come diceva la Ventura, che in Rai c’è chi non  sopporta l’Isola? «Forse non ne sono tutti orgogliosi. Lo è senza dubbio il direttore di Raidue Pasquale d’Alessandro. Penso che non fare un’altra edizione  sarebbe un vero peccato». di alessandra menzani