Per esporre i lazzi di Dario Fo salta la mostra sui Celti

Nicoletta Orlandi Posti

Fuori la mostra “Celti d’Italia e d’Oltralpe”, dentro “Lazzi sberleffi dipinti” di Dario Fo. È bastato un fax, inviato due giorni prima di Natale, a mandare in frantumi due anni di lavoro con Palazzo Reale e con 74 musei di tutta Europa, quasi pronti a impacchettare alcune delle 700 opere archeologiche da esporre. Mittente: il Comune di Milano. Destinatario: l’associazione Capodanno Celtico. «Il fax lo abbiamo visto per caso», spiega Emanuela Magni, responsabile culturale della mostra, «altrimenti nemmeno ci saremmo accorti che il nostro lavoro sarebbe andato in frantumi». Un lavoro presentato due anni fa a Palazzo Reale, come da prassi visto che i calendari delle mostre vengono definiti  a cadenza biennale, e subito accettato dal comitato scientifico composto da accademici di fama internazionale.  Un progetto condiviso a tal punto che Palazzo Reale «on solo fa sapere che la mostra è co-prodotta, ma invia le lettere ai musei interessati per chiedere le opere in prestito», ricorda la Magni. Mentre l’associazione si occupa delle  campagne fotografiche, dei restauri di alcune opere e del catalogo di 450 pagine. Tutto fila liscio, fino a che a Palazzo Marino non cambia la giunta. Ecco, allora, che da Palazzo Reale arrivano i primi segnali che qualcosa inizia a scricchiolare. «Ci chiedono di produrre una brochure dettagliata da consegnare all’assessore Stefano Boeri, che avrebbe dovuto prendere visione del calendario. Anche se per Palazzo Reale, dato l’alto valore scientifico della mostra, non ci sarebbe stata alcuna retromarcia», sottolinea la responsabile culturale della mostra. Invece le cose sono andate diversamente: sul fax del Comune di Milano c’è scritto che, a causa di una nuova visione dell’assessore alla Cultura, che nel frattempo ha deciso di optare una nuova programmazione e una nuova destinazione alle sedi museali di Milano, la mostra su Celti non può essere più presentata. «Per non utilizzare la parola cancellazione», ricorda amaramente la Magni, «sul fax viene proposto di spostare la mostra al Palazzo della Ragione, che però nel frattempo è inagibile». Lo sarà, forse, in autunno, quando la mostra sarà esposta a Stoccarda, in Germania e le opere non saranno più disponibili. «Ma la cosa più grave», conclude la Magni, «è che nel fax si fa riferimento ad una nuova delibera sulla programmazione culturale che è stata approvata a febbraio di quest’anno e non a dicembre scorso quando ci hanno inviato la comunicazione. Questo è un atto gravissimo». Per non parlare dei rapporti compromessi con i musei europei, che hanno ricevuto comunicazione del mancato appuntamento dall’associazione e non dal Comune o da Palazzo Reale. Intanto lunedì sarà presentata dall’assessore Boeri la mostra di Dario Fo. Aprirà al pubblico i prossimo 24 marzo e un assaggio dei lavori del premio Nobel si è avuta a gennaio quando Roberto Saviano ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal sindaco Giuliano Pisapia. Allo scrittore napoletano, Dario Fo ha regalato il bozzetto di un quadro. di Tiziana Lapelosa