Terzo polo, per Fini primarie killer: Casini vince 88 a 5

Andrea Tempestini

Il Governo Monti ha oggi commissariato i partiti politici italiani.  Questa tregua è arrivata dopo almeno due anni di una guerra senza quartiere nel tentativo di abbattere o salvare Berlusconi, fino a quando, giocoforza, ci si è dovuti fermare. Fra poco ci sono le Amministrative, ma lo scenario che interessa è quello delle Politiche 2013 e con esse la probabile nascita di una «Terza Repubblica». Oggi non si vede né una figura nuova come quella che fu di Berlusconi nel ’94, né è in atto una «Mani Pulite» a far saltare il sistema, quindi è possibile che fra un anno i protagonisti saranno quasi tutti gli stessi di oggi. In quest’ottica, ogni partito sta operando secondo le proprie strategie. Sta pensando a come, nel 2013, presentarsi in modo credibile agli elettori. Forse Monti riuscirà nel suo obiettivo, in questo anno, forse no. Se lo farà o darà l’impressione di averlo fatto, ci sarà riuscito con persone formalmente esterne al sistema che ha gestito il Paese negli ultimi anni, e allora per i partiti sarà vitale darsi un volto nuovo. Chi non vorrà farlo o non ci riuscirà avrà i giorni contati. Il Terzo Polo è sicuramente un aggregato che deve ridisegnare la propria forma e darsi contenuti differenti. L’idea di una forza che potesse incunearsi fra centrodestra e centrosinistra e che godesse di una percentuale tale da non permettere una previsione di vittoria sicura a nessuno dei due poli, costringendoli quindi ad un’alleanza, poteva forse avere un senso ancora fino a qualche mese fa. Oggi, tenendo anche presente una possibile riforma elettorale guidata dai numeri di Pd e Pdl – proprio le due “vittime” in prospettiva - questo discorso potrebbe non essere più valido. Se, come detto prima, i protagonisti saranno gli stessi, dovranno però avere una proposta politica nuova. In questo contesto il Terzo Polo appare molto debole. L’85% degli elettori dei partiti che lo compongono lo reputa una «alleanza fra vecchi partiti» e non «una nuova formazione politica». Circa gli stessi valori (82%) si riscontrano tra i simpatizzanti, coloro che lo prenderebbero in considerazione per il voto. I dati, portano a supporre una non difficile erosione dei voti nel breve e medio periodo, che andranno polarizzandosi per l’avvicinarsi delle due tornate di voto, ed una parallela difficoltà ad allargare la base in altri settori dell’elettorato. Inoltre, il Terzo Polo vive il problema della leadership. Più di altri, in cui si tenta eventualmente un rinnovamento con forze interne. In questo caso abbiamo Casini e Fini, due politici di alto livello che hanno raggiunto i massimi vertici della carriera e sono capi incontrastati delle loro rispettive formazioni. Il dualismo tra i loro profili si era sempre chiaramente visto anche nelle scorse alleanze del Polo e della Casa delle Libertà. In questo momento, però è Fini a soffrire grandemente. L’88% degli elettori del Terzo Polo riconosce Casini come portavoce contro il 5% di Fini. Non era così un anno fa, quando i due leader erano in pratica alla pari, 42% contro 34%. Anzi considerando il peso più che doppio dell’Udc nei confronti di Fli, il leader più apprezzato risultava essere Fini. È anche tenendo presente questi due aspetti che sono da leggersi gli ultimi movimenti nel Terzo Polo. Ferma la necessità condivisa di un’azione comune per rilanciare una proposta politica non ritenuta sufficientemente innovativa e apprezzata, i due leader hanno fatto le loro mosse, ognuno secondo lo stile che li contraddistingue. Casini tenta per primo di “appropriarsi” di Monti, ben conscio che oggi, quel che lo sostiene non è altro che un Grande Centro. E se un domani qualcosa dalle ali verrà perso (alcuni del centrodestra non vorranno stare col centrosinistra e viceversa), lui, stando in mezzo, poco rischia, da qualsiasi parte ci sarà l’erosione maggiore. Fini, invece, in svantaggio per la minor visibilità e per lo scarso peso di Fli, tenta la carta che Casini non può avere: quella che lo vede personaggio meno legato ai partiti, dato il suo ruolo istituzionale e più aperto a nuove esperienze. Può parlare di «progetto per l’Italia di domani» e lanciare una convention/costituente utile a tentare di modificare gli equilibri creatisi. Un tema coerente con tutte le sue dichiarazioni degli ultimi anni, e probabilmente adatto ai prossimi scenari. Resta da vedere se il proponente sarà considerato credibile dagli elettori. Queste le strategie di due uomini forti, della Prima Repubblica, che ben hanno superato il crollo del ’92 e che si accingono a farlo anche oggi, alleandosi. Ma se ci riusciranno, poi chi vincerà dei due? di Arnaldo Ferrari Nasi Sociologo politico