La semplificazione dei tecnici: sfilare 700 euro alle aziende
L’hanno chiamata “semplificazione fiscale”. E ad aziende e partite Iva l’ultima semplificazione di Mario Monti farà buttare via dalla finestra - in tempi in cui proprio non ce ne è bisogno - fra 500 e mille euro almeno. È il costo del software acquistato dalla maggiore parte di loro per compilare lo spesometro. Che era appena entrato in vigore e ora non c’è più. L’aveva inventato Giulio Tremonti, e a Monti sembrava piacere. Tanto da averlo confermato a fine anno, quando l’Agenzia delle Entrate (29 dicembre) aveva diramato a firma del suo direttore Attilio Befera, le istruzioni per la compilazione dello spesometro. Nel giro di un paio di mesi Monti però ha cambiato idea, e si sente più attratto dal vecchio elenco clienti/fornitori che piaceva tanto a Vincenzo Visco. Così si torna al passato, e lo si motiva pure con l’idea di semplificare le cose, sostenendo che così preferiscono pure i contribuenti. A parte che anche un bambino comprende che si semplifica quando si devono inviare al fisco dieci fatture e non cento, sarà anche possibile che ai contribuenti piaccia di più la vecchia ricetta Visco rispetto all’innovazione di Tremonti. Se mai fosse stato così (controprova non c’è), bisognava però dirglielo per tempo. Perché quando i contribuenti interessati (aziende, lavoratori autonomi e partite Iva) hanno letto la circolare di Befera, è stato loro detto che tutte le operazioni fatturate o meno fra il 6 luglio e il 31 dicembre 2011 dovevano essere trasmesse all’Agenzia delle Entrate entro il 30 aprile 2012. E da lì in poi quella sarebbe stata la data in tutti gli anni futuri. Ora siccome le fatture si devono tenere in ordine e lo spesometro non è il solo adempimento fiscale che pesi su contribuenti e aziende, è assai probabile che già durante le feste contabili e commercialisti si siano messi a compilare i moduli secondo le istruzioni fornite dal fisco di Monti. Così è accaduto, tanto è che le principali aziende informatiche hanno messo da inizio anno sul mercato i loro software creati apposta per la bisogna. E naturalmente li hanno venduti, con prezzi che andavano da 500 a mille euro e anche più a seconda della completezza e della raffinatezza dello strumento.La maggiore parte dei software trovati da Libero costava più di 700 euro. E ora c’è una certezza: quel software è da buttare via. E non si può nemmeno tirare fuori dal cassetto il vecchio software dei tempi di Visco, perché Monti si ispira a quell’elenco clienti/fornitori, ma lo mischia con alcune norme dello spesometro. Un pasticciaccio, quindi. Lo spesometro è stato introdotto sperimentalmente nel 2010 per le fatture al di sopra dei 25 mila euro. Poi è stato corretto dal primo dei decreti estivi, quello del 6 luglio, in base a cui aziende, partite Iva e lavoratori autonomi erano tenute a comunicare al fisco tutte le operazioni Iva superiori ai 3 mila euro oltre a quelle senza fattura al di sopra dei 3.600 euro. Adesso, altra svolta (costosa): si dovranno comunicare al fisco tutte le operazioni con fattura, al di là del loro importo. Ma resta l’obbligo di comunicare quelle non fatturate al di sopra dei 3600 euro con le modalità dello spesometro. di Franco Bechis