Marò, India ci dà contentino: dice sì ai periti italiani

Giulio Bucchi

Sarà un caso, sarà una coincidenza, ma nella vicenda dei nostri due marò fermati in India con l’accusa di aver ucciso due pescatori spiragli più concreti sembrano aprirsi dopo che  il sottosegretario agli  esteri Staffan de Mistura, tra le altre cose, ha annunciato che incontrerà a Kochi i familiari delle vittime della sparatoria avvenuta al largo della costa del Kerala la scorsa settimana. «Vogliamo tutti la verità, perché la verità ci aiuterà a capire  quale è il modo appropriato per gestire la questione», ha dichiarato e ha aggiunto: «Riconosciamo la morte dei due pescatori. Non solleviamo dubbi   su questo, stiamo considerando la questione molto seriamente». In questa considerazione molto attenta - qualcuno si chiede - potrebbe esserci per caso anche un congruo risarcimento economico? Del resto, anche la Chiesa (ricordiamo che i due pescatori erano cattolici) ha molto insistito sul fatto che le famiglie dei due pescatori devono essere aiutate. I giudici - Fatto sta che nello stesso giorno arriva la notizia che il giudice distrettuale di Kollam ha deciso che i militari  italiani  dovranno rimanere altri 7 giorni in custodia della polizia. Il prolungamento del fermo evita ai due militari di finire in carcere, almeno per ora. Ad aprire concretamente uno spiraglio per i marò contribuisce senza dubbio  la decisione dell’Alta Corte del Kerala di ammettere il ricorso presentato dall’Italia per l’annullamento del procedimento intentato contro i militari. I giudici, come riferiscono i media indiani, hanno chiesto al governo centrale e a quello del Kerala di presentare delle contro-memorie alla petizione italiana.   Il sottosegretario agli Esteri riesce a strappare anche la partecipazione di periti italiani alla prova balistica ordinata dal tribunale sulle armi dei marò. De Mistura ha potuto incontrato i due militari, Massimiliano Latorre e Salvatore   Girone, in stato di fermo a Kochi, e portar loro la solidarietà del governo italiano.   Il sottosegretario si dichiara  soddisfatto dai passi fin qui compiuti dall’India e «dopo l’ispezione della nave», assicura, «si dimostrerà che è giusta la nostra versione». Solidarietà del governo ribadita dallo stesso premier Mario Monti, il quale ribadisce che «il governo è impegnato in tutte le sue articolazioni e in ogni minuto per consentire ai due fucilieri della Marina militare a Kerala di sentire la vicinanza della Repubblica italiana». Dal canto suo, il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola si raccomanda «di misurare i toni per far conseguire alla politica e alla diplomazia i risultati che tutti ci auspichiamo». E proprio alla riservatezza si richiama con forza la Farnesina. Ciò serve, spiega il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, «sia per non entrare in dettagli che possano generare aspettative, positive o negative che siano, da parte delle famiglie, sia per non alimentare strumentalizzazioni di qualsiasi genere dal punto di vista politico». Il governo italiano,  sottolinea poi il capo della Farnesina, sta compiendo «una serie di passi a tutti i livelli locali e federali». Anche  il mondo politico si mobilita.  «Le tantissime adesioni che in queste ore stanno arrivando da parte di sindaci, presidenti provincia e di Regione ma anche di privati cittadini sono motivo di grande orgoglio non solo per me ma per tutta l’Italia», come   dichiara Ignazio La Russa, coordinatore nazionale del Pdl, parlando dell’iniziativa, da lui promossa, di esporre dai palazzi pubblici il manifesto dei due militari italiani. «Lo ribadisco: questa iniziativa vuole essere assolutamente bipartisan, perché è importante far sentire ai nostri soldati, alle nostre forze armate e ai loro familiari, la vicinanza e la solidarietà dell’intera comunità nazionale». Nonostante tutto, però, «le notizie di oggi non mi   rassicurano, temo che i tempi diventino molto lunghi: questo mi   preoccupa», dichiara   Giovanni Ancona, cognato di Latorre. Sandokan sta con noi - Si muove dunque  la diplomazia, si seguono passo dopo passo le procedure giudiziarie, si impegnano in molti per tentare una mediazione, o almeno un aiuto nella risoluzione della vicenda. Dopo l’intervento  del neocardinale indiano George Alencherry,  da sottolineare anche quello di Kabir Bedi, il popolare attore che resta nella memoria collettiva per la sua interpretazione di Sandokan, spiegando che «al di là dei fatti accaduti e delle responsabilità, è chiaro che ogni tipo di inchiesta dovrà essere svolta nel rispetto delle convenzioni marittime internazionali, quindi non della legislazione indiana, visto che il confronto armato si è verificato in acque internazionali». di Caterina Maniaci