Monti ultimo: non compra Bot e Btp
Lo scorso 22 dicembre, in piena crisi finanziaria e con l'allerta spread ancora altissima, il fresco premier Mario Monti invitava tutti, addetti ai lavori e semplici cittadini, a contribuire a risolvere il problema del debito pubblico: "E' essenziale che tutti guardino con fiducia ai nostri titoli. E' essenziale che gli italiani sottoscrivano Bot e Btp le cui rendite sono oggi elevatissime. Occorre che abbiamo fiducia in noi stessi". Dal pulpito (o dalla cattedra?) il professore predica bene, tanto da rivolgere poche settimane l'appello anche alle banche. Ma in privato razzola malissimo. A tradirlo è stata quella politica della trasparenza sui redditi dei ministri che il premier ha prima sostenuto e poi abbracciato con un po' di riluttanza. Monti è stato l'ultimo della sua squadra a pubblicare online il proprio patrimonio, rendendo così noto come nel proprio portafoglio non abbia Btp né Bot. Il premier infatti ha dichiarato 1,5 milioni di euro suddivisi tra 5 diverse banche (Intesa Sanpaolo, BNP Paribas, Deutsche Bank, ING e Ubi Banco di Brescia) sottoforma di liquidità o titoli. Per lui nessuna partecipazione in "singole società", ma investimenti in "fondi comuni, Etf, gestioni patrimoniali che investono anche in azioni". Nessuna menzione di titoli di stato italiani. Se li ha acquistati, è stato per decisione dei fondi e non per scelta personale. Come dire: se il primo a credere poco nell'Italia è proprio l'uomo chiamato a tirarla fuori dai guai, si prevedono tempi bui.