Selvaggia: Sesso a scuola Perchè lei paga di più?
Succede che nella solita, tranquilla cittadina di provincia accade un fatto pruriginoso. Siamo a Bassano del Grappa, nell’istituto per ragionieri Luigi Einaudi. Durante la lezione, uno studente chiede di andare in bagno. Apre la porta della toilette maschile e indovinate un po’. Anziché trovare la solita tavoletta alzata o cicche galleggianti, sorprende un coetaneo in compagnia di una studentessa. E no, non stavano discutendo dell’annoso problema delle fughe nere tra le piastrelle del bagno, ma da buoni aspiranti ragionieri, erano concentrati su contabilità e finanza. In particolare, sulla finanza: lui si voleva accertare che sotto i vestiti di lei fosse tutto in regola. Inutile dire che lo studente voyeur per caso, se la canta. Racconta quello che ha visto ai compagni, i compagni lo spifferano agli insegnanti e finisce che la voce arriva al preside. Il quale, giustamente, decide di assegnare una punizione ai due, ma applicando il caro, vecchio metodo “due pesi due misure”, ovvero un giorno di sospensione per lui, e quattro per lei. E la differenza dell’entità della punizione, udite bene, non deriva dal fatto che lui, povero ragazzo, era legato al sifone con la corda dello sciacquone e implorava alla ragazza di smetterla, ma dal fatto che lei era nel bagno dei maschi. Almeno, questa è stata la giustificazione del preside. Ergo, non serve essere diplomati in ragioneria per dedurre che nell’istituto in questione, se sei sorpreso a trastullarti in bagno con l’amichetta ti becchi una giornata di sospensione, se ti beccano nel bagno destinato all’altro sesso a lavarti le mani sono tre giornate di squalifica come a Ibrahimovic. Direi che a questo punto le cose sono due: o in fatto di legislazione, nell’istituto di Bassano del Grappa, vige più confusione che in Iraq o dietro alla decisione del preside c’è altro. E ho paura che “l’altro” sia la solita solfa sessista per cui nell’uomo, la disinvoltura con cui ci si accoppia fa curriculum, nella donna fa poco di buono. Che se sei maschio e ti accoppi anche con il calorifero dello sgabuzzino, sei figo, se sei femmina e fai lo stesso, sei un termine a scelta tra tutti i più aulici sinonimi di «ragazza facile» che vi vengono in mente. E’ la regola dura a morire per cui non esiste un sinonimo al femminile di “playboy” e non esiste un sinonimo al maschile di “prostituta” (nell’accezione non a pagamento), la regola per cui in letteratura non esistono figure di donne che collezionavano uomini come magneti per il frigorifero avvolte da ampollosi lirismi letterari come Casanova o Don Giovanni. O per cui De Sade era un raffinato libertino e non un gran porco, per cui per le donne si coniano slang sprezzanti quali «la dà via» o «è una che la regala» come se noi avessimo il dovere morale di custodire il tesoro dei Templari che abbiamo tra le gambe mentre gli uomini, tra le gambe, avessero un distributore automatico di chewingum. Ed è la ragione per cui il massimo dell’espressione negativa, per catalogare un uomo dai facili costumi, è “donnaiolo”, che in fondo è più un vezzeggiativo che un insulto. E siccome quando certi coriacei pregiudizi perdurano nei secoli, c’è sempre un po’ di scellerata complicità femminile, è anche la regola per cui se una donna viene tradita dirà «mio marito è un bastardo ma lei è una zoccola». Infine, è il motivo per il quale se noi collezioniamo esperienze, ci ritroviamo addosso un’etichetta, loro il certificato doc come le mozzarelle. Noi la lettera scarlatta, loro la lettera S di Superman cucita sul petto. Chissà che dietro alla disparità nella punizione ai due studenti, non ci sia proprio questo. Chissà che il preside di Bassano del Grappa, non sia vittima anche lui di certi stereotipi sessisti e che in fondo, abbia pensato che certi reati sono un po’ più gravi se compiuti dalla studentessa, anziché dallo studente. E sull’onda di queste considerazioni, viene anche da domandarsi come siano stati accolti a casa dai genitori, i due studenti, dopo l’accaduto. Chissà che a lui non sia toccata una bella pacca sulle spalle dal papà con tanto di occhiolino e il sottotesto «sei proprio uguale a tuo padre, non te ne fai scappare una» e a lei un mese a pane e acqua. E allora io lancio un appello alla cittadina di Bassano del Grappa, che tanto si fece valere durante la guerra di liberazione da meritare la medaglia al valore militare. Anzi, alle donne di Bassano. Fate una nuova Resistenza. Piazzate due barricate davanti all’istituto di ragioneria e con piglio partigiano chiedete al preside di punire allo stesso modo maschi e femmine. Di lasciare anche il ragazzo, quattro giorni a casa. E già che ci siete, spiegate pure ai ragazzi che l’eminente figura a cui l’istituto è intitolato, Luigi Einaudi, era sì uno dei più grandi esponenti del pensiero liberista, ma per libera iniziativa non intendeva «di fare quello che vi pare nei bagni della scuola». di Selvaggia Lucarelli