Renzi in campo a Palermo contro il candidato del Pd

Andrea Tempestini

Come Davide contro Golia. Il primo ha in comune con il re d’Israele anche il nome: è Davide Faraone. Il problema è che il secondo, il gigante da battere, è lo stesso partito a cui il lanciatore di fionda è iscritto: il Pd, i «colossi» locali e i «notabili di Roma». Matteo Renzi arriva a Palermo per sostenere la sfida che il 36enne candidato alle primarie di Palermo del centrosinistra ha lanciato al suo stesso partito. Infuocata dall’accusa lanciata al tesoriere nazionale di aver finanziato per svariate migliaia di euro le iniziative di Rita Borsellino, la candidata che i vertici nazionali e locali hanno deciso di sostenere anche se non è iscritta al Pd. Del resto, ricorda il sindaco di Firenze, «anche a me, quando ho fatto le primarie, hanno cambiato le regole non so quante volte. Ma alla fine ho vinto». Per questo, spiega, la polemica sul presunto finanziamento del Pd a Borsellino non è fine a se stessa: «Quando si fanno le primarie si deve chiedere solo questo: avere tutti le stesse possibilità in partenza».  Da tutto il Pd, nessun commento. A parte Salvatore Vassallo, teorico delle primarie e tra gli estensori dello Statuto democrat, spiega a Libero: «Le risorse organizzative ed economiche del partito, in presenza o no di un candidato del Pd, dovrebbero servire per favorire la partecipazione alle primarie. Non certo a sostenere questo o quel candidato. Persino in presenza di uno del Pd». Ma secondo Vassallo, il problema è politico: «Nonostante lo strumento si sia ormai consolidato, a volte riemerge l’idea che il Pd debba essere presente alle primarie di coalizione con un suo candidato ufficiale. Ma è incoerente con la logica della coalizione».