Bechis: L' elenco dei patrimoni che la Casta voleva nasconderci
Non si può dire che chi comanda abbia dato un gran buon esempio. Pressato dai radicali, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha ceduto alla richiesta di trasparenza permettendo ai deputati che lo avessero voluto di mettere on line sul sito Internet dell’istituzione le loro dichiarazioni patrimoniali. Accade in ogni democrazia moderna, era curioso che solo in Italia si cercasse di proteggere quei redditi con una incomprensibile privacy. Una volta all’anno sarebbero stati consultabili, a patto di non fare fotocopie, offrendo così ai cittadini una informazione per forza incompleta. Caduto il muro del regolamento, almeno un parlamentare su quattro ha deciso di mettere quel minimo di dati patrimoniali a disposizione di tutti. Ma Fini si è ben guardato dal farlo. Insofferente come si è dimostrato ad ogni indagine giornalistica sul suo patrimonio diretto e indiretto (quello immobiliare è intestato alla moglie, Elisabetta Tulliani), il presidente della Camera ha preferito girare alla larga: ultimo dei suoi interessi è essere primo in trasparenza. Così quando la richiesta è stata girata con analoga lettera in Senato, spiegando cosa era accaduto a Montecitorio, il presidente Renato Schifani ha seguito in tutto e per tutto l’esempio fornito da Fini: via libera ai senatori che avessero voluto, ma il numero uno di palazzo Madama non voleva sfigurare mettendo in imbarazzo il suo collega. Le istituzioni così hanno dato picche. Fra i volenterosi non mancano invece molti vip della politica. Diamo per certa la loro buona fede, purtroppo però molte dichiarazioni patrimoniali lasciano in sospeso verità che sarebbero necessarie. Quella del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, dice perfino una piccola bugia sulle proprietà immobiliari che poi è corretta dal suo 730. Ma è inutile mettere on line i dati se poi solo i commercialisti sono in grado di leggerli. Massimo D’Alema - La sorpresa è che ha aderito alla campagna trasparenza dei radicali e ha messo la sua dichiarazione dei redditi on line. Solo che l’ha fatto a modo suo: proteggendo il file che non è stampabile né riproducibile. Tiè! Il suo patrimonio resta identico al 2007: una Audi A3 del 2004, una Smart del 2006 e la celebre barca Stars 60 del 2003. E’ comproprietario con la moglie Linda Giuva (di cui cancella l’identità) della casa a Roma, quartiere di Prati. Il suo reddito era di 172.283 euro nel 2007, quando era ministro e deputato insieme. E’ crollato nel 2008 a 144.178 euro, ancora sceso a 126.053 euro nel 2009. Nell’ultima dichiarazione dei redditi si è ripreso: 165.525 euro. Si vede che presiedere il Copasir è quasi come fare il ministro… Anna Finocchiaro - La signora in rosso non ha azioni, né auto a lei intestate. E’ partita nel 2007 con la comproprietà di otto fabbricati e un terreno in Sicilia, più la nuda proprietà e l’usufrutto di altri due fabbricati. Come Libero aveva anticipato, strada facendo si è fatta casa anche a Roma in comproprietà. Il suo reddito 2008 era 116.556 euro. Nel 2010 era 117.481 euro. Un’altra dimostrazione lampante di come i tagli agli stipendi dei parlamentari siano restati pura fantasia: semmai sono aumentati. Roberta Pinotti - La gran sconfitta del Pd alle primarie di Genova ha iniziato la legislatura denunciando la comproprietà di quattro fabbricati a Genova, due a Cesana Torinese e il possesso di una Lancia Lybra 1900 del 2004. Il marito aveva una imbarcazione da 3 cavalli del 2005. Il reddito complessivo era di 164.555 euro. Il reddito è sceso di 30 mila euro circa passando all’opposizione senza incarichi istituzionali, ma le proprietà sono aumentate, riscattando in due immobili la quota di terzi. Pierferdinando Casini - Più che un politico, il borsino di una banca. Nell’attesa di una evoluzione della crisi politica, il leader del Terzo Polo passava il tempo a comprare e vendere titoli azionari dall’I-Pad in mezza Europa. Nel 2007 possedeva 489 azioni Intesa-San Paolo, 115 Unicredit e 400 della Banca di credito cooperativo Alto Reno. Da lì in poi ha acquistato 57 diversi titoli quotati e ne ha venduti 42. Risultati non sempre soddisfacenti. Ma l’ultimo anno ha puntato tutto sul cavallo giusto: Corrado Passera, facendo incetta per tempo dei suoi titoli Intesa-San Paolo (che forse avrà rivenduto l’anno dopo. Lo speriamo per lui…). Pierluigi Bersani - Forse Maurizio Crozza se lo immaginava ancora alla guida della mitica Fiat Duna. Invece il segretario del Pd si è evoluto: è passato a una Renault Megane che non abbandona dal 2003 (anche la moglie è affezionata ai francesi e si tiene stretta la sua Twingo del 2001). Per la dichiarazione dei redditi il segretario del Pd si è affidato al Caf della Cna. Dovrebbe tirare loro le orecchie, perché gli fanno fare una figuraccia. Alla voce “beni immobili” Bersani tira su una rigaccia da 4 anni: dice di non averne nessuno. Ed è sicuramente falso. Perché nel suo 730 figurano 15.808 euro (una bella sommetta) al rigo “redditi da fabbricati”. Nel quadro B si scopre che Bersani ha il 50% di due fabbricati su cui paga 295 euro di Ici, ha una rendita di 2.199 euro e incassa pure la metà di un affitto da 31.616 euro all’anno ( e cioè i 15.808 euro). Bersani insomma ha mentito alla Camera sul patrimonio, ma per sua fortuna non ha mentito al fisco. Renato Brunetta - Guadagnava bene prima di fare il ministro (247.959 euro), e ha finito pure per guadagnarci qualcosina: nel 2010 è salito a 279.129 euro. Ma ha perso rispetto al 2009, quando erano 309.555. Il professore è appassionato di immobili: ne aveva quattro a Venezia, Ravello, Roma e in provincia di Perugia. Ha ereditato poi al 50% un appartamento e un magazzino a Venezia. Il 28 novembre 2009 ha chiuso un affare immobiliare a Riomaggiore, nelle Cinqueterre: per 40 mila euro si è aggiudicato un rustico monolocale (40 mq) più giardino da 253 mq e ulteriore pezzetto di terreno da 150 mq. L’ultimo anno ha cambiato casa a Roma permutando la sua e pagando un conguaglio. Massimo Donadi - Il leaderino dei deputati dell’Italia dei Valori in piccolo fa il Ghedini. E’ avvocato come il legale del Cavaliere, e continua ad esercitare la professione a tempo perso mentre fa il parlamentare. Il giro di affari è sceso, quasi crollato in questi anni. Ma da buon professionista continua a presentare due denunce dei redditi: una come persona fisica che fa il parlamentare, e una con la sua partita Iva da avvocato. La sua dichiarazione patrimoniale presentata a Montecitorio non è proprio cristallina. Dichiara la proprietà di una casa a Venezia e di avere acquistato un immobile nel comune di Lignano Sabbiadoro. Ha anche una partecipazione del 50% nella Tinamax srl di Venezia. Ma non spiega che è un immobiliare, attraverso cui controlla (questo lo dice il catasto) altri due immobili ad uso ufficio. Roberto Maroni - Il numero due della Lega parte generoso con la sua prima dichiarazione dei redditi, e rivela quasi tutto: comproprietà di casa a terreno a Lozza (Varese). Due Fiat Panda, una in comproprietà e una in uso alla figlia. Una Audi A4. E perfino il 33% di una vecchia barca a vela: 16 metri, ma del 1980. Reddito imponibile di 220.125 euro. L’anno dopo inizia la discesa del reddito, a 156 mila euro. Terzo anno risale a 171 mila euro. Il quarto anno resta identico. Maroni però compra casa con la moglie a Varese e vende un auto. Oscura però con una riga di pennarello nero il nome dell’auto venduta, e chissà perché. Diritto alla privacy delle Panda? O delle Audi A 4? Valli a capire questi parlamentari! Fabio Benedetto Granata - Ecco un finiano fra i pochi che hanno deciso di mettere la dichiarazione patrimoniale on line. Non riportando nulla sui suoi familiari, risulta nullatenente. I suoi redditi fanno ben capire perché Granata restio attaccato a Fini come una cozza: più si attacca, più guadagna. Nel 2007 era ancora con lui in An e dichiarava 116.978 euro. L’anno dopo Granata era nel Pdl, e ci ha perso: 96.698 euro. Allora ha iniziato a smarcarsi. E ha avuto ragione: redditi raddoppiati a 189.443 euro. L’escalation non finisce più: ultima dichiarazione dei redditi ancora più su: 210.311 euro… Dario Franceschini - Il vice per eccellenza nel Pd (il numero uno l’ha fatto solo ad interim) ha iniziato la legislatura con 220.419 euro di reddito, una bella casa a Roma ad uso abitazione, due auto (una Suzuky Wagon R del 2002 e una Fiat Idea del 2005) e 100 azioni della Cassa di risparmio di Ferrara. A quattro anni di distanza il reddito è restato più o meno uguale: 225 mila euro, dopo avere toccato l’anno scorso i 261 mila euro. Le azioni della Cassa di Ferrara sono raddoppiate: da 100 a 202. Il parco automezzi si è incrementato di una vecchia moto Bmw 100/7 del 1979. Ma la vera novità à la più triste e personale: nello stato civile. Per la prima volta Franceschini deve scrivere “separato”. Furio Marco Colombo - Non ci crederete, ma l’ex presidente di Fiat Usa, ex direttore dell’Unità, editorialista del Fatto quotidiano e parlamentare ormai da molti anni è nullatenente. Non ha proprietà alcuna, né immobiliare né mobiliare. Così almeno lui dichiara da 4 anni. Come D’Alema ha messo on line i suoi dati, ma non consente di stamparli, proteggendo il relativo Pdf. Le sue quattro dichiarazioni dei redditi indicano in serie: 454.206, 400.679, 392.699 e 414.943 euro. Si capisce che a farlo campare non è la sua attività di deputato. Ha un piccolo vezzo, come il suo compianto amico Avvocato. Gianni Agnelli infilava sempre nella sua dichiarazione dei redditi la proprietà di una Panda. Furio Colombo si evolve: dichiara di avere stretta stretta una Fiat Punto del 2000… di Franco Bechis