Silvio preferisce il suo Alfano: non si iscrive a forza Passera

Giulio Bucchi

Silvio Berlusconi ha già scelto la doppia A. Che non è il rating di Standard&Poor’s, ma un avvocato agrigentino di 41 anni. Dunque, è giusto che nel Popolo delle libertà ci sia «un dibattito democratico sulla futura premiership». Ma ciò non deve rendere complicato il cammino di Angelino Alfano (ieri in visita a Villa San Martino), che è il successore designato dall’ex presidente del Consiglio. Soprattutto, il Cavaliere guarda con fastidio a «certe uscite strumentali» che, lungi dal lanciare reali alternative, finiscono solo per incasinare la situazione. E «confodere le idee ai nostri elettori»,  già perplessi di fronte a un quadro in piena evoluzione.   Premessa: Silvio è ad Arcore ed è molto più concentrato sulle sue vicende giudiziarie che sulla attualità politica. Chi lo ha sentito nel weekend si è sorbito un disco in loop. Ancora ieri Berlusconi ringhiava contro le toghe milanesi, dicendo peste e corta del pm De Pasquale e criticando una magistratura, quella all’ombra del Duomo, che è mossa da «scopi politici» e «pregiudizi personali» verso il leader del partito azzurro. Ma non è sfuggita, all’ex premier, la polemica innescata dall’intervista di Roberto Formigoni a Repubblica. Il governatore della Lombardia tira in ballo Corrado Passera: potrebbe essere anche lui della partita, quando il Pdl celebrerà le primarie per scegliere il nuovo candidato premier. Frasi poi precisate dal Celeste. Parole che Alfano ha commentato in maniera piccata, rispondendo per le rime al presidente della giunta lombarda: il superministro del governo tecnico, se vuole partecipare alle primarie azzurre, deve iscriversi al movimento di via dell’Umiltà. Silvio? Invita tutti alla calma: «Certi discorsi sono prematuri e non fanno bene al partito», né al segretario politico. Sia chiaro: Berlusconi ha stima per Passera, così come non sarebbe del tutto contrario alla prosecuzione delll’esperienza di Monti («Sta facendo molto bene»), ma è troppo presto per affrontare la discussione: «Ne riparliamo tra un anno».  La priorità adesso è il delfino.  Che deve consolidare  il proprio ruolo dentro e fuori al partito: «Sto volontariamente riducendo le mie apparizioni», ha confessato Silvio ai suoi, «per lasciare spazio ad Alfano». Sicché ieri è stata la giornata in cui i dirigenti azzurri hanno fatto quadrato intorno all’erede designato. Fabrizio Cicchitto, parlando dei congressi provinciali del Pdl,  ha lodato «l’impostazione data da Alfano al partito, che sta dimostrando di essere capace di avere una intensa vita democratica». È il discorso che ha fatto anche Raffaele Fitto, vantando «l’entusiasmante partecipazione» registrata ai congressi locali della Puglia, la sua Regione. «Alfano è il leader designato che gode dell’apprezzamento dei partiti a esso alleato, come il nostro», spiega Saverio Romano, leader dei Popolari Italia Domani, «aprire all’esterno a soggetti non politici serve solo ad aumentare il livello di confusione». Sbagliato, secondo Franco Frattini, è anche tirare per la giacca il premier, come ha fatto nei giorni scorsi l’Udc: «Le voci di una candidatura o di un’investitura di Monti non aiutano il forte consenso che dobbiamo costruire intorno al Professore». Le primarie del Pdl saranno «aperte e trasparenti», assicura l’ex ministro degli Esteri. «Detto questo», conclude, «Alfano è il candidato che sosterrò». di Salvatore Dama