Sondaggio: Tosi supera Bossi A Verona 24% contro il 20%

Lucia Esposito

Umberto Bossi è fermo sul no alla lista Tosi, ma in quel di Verona non si rassegnano. Il sindaco ha un mese di tempo per far cambiare idea al Senatur, e i suoi fedelissimi hanno dei sondaggi che gli suggeriscono argomenti. Si votasse oggi, la Lega incasserebbe il 20% e la lista Tosi il 24%. Senza la formazione del primo cittadino, il Carroccio salirebbe al 25% ma all’orizzonte ci sarebbe un rischio. Quella della cosiddetta anatra zoppa. Significa che il candidato sindaco avrebbe la maggioranza assoluta dei consensi, ma in virtù del voto disgiunto le liste a suo sostegno non supererebbero il 50% più uno dei suffragi. Tradotto, non avrebbe la maggioranza per governare. È una eventualità che, rotta l’alleanza col Pdl, i padani stanno prendendo in considerazione. Bossi e Tosi non hanno ancora fissato alcun incontro, ma prima delle resistenze del leader vanno superate quelle di Roberto Calderoli. L’ex ministro non ha feeling col sindaco di Verona.   Una freddezza, anche personale, più antica dei dissapori di qualche mese fa ed emersi fragorosamente dopo le dichiarazioni anti-governo di Tosi, quando a palazzo Chigi c’era ancora Silvio Berlusconi e l’ex ministro della Semplificazione zittiva gli amministratori lumbard imbufaliti per i tagli. Se il muro Calderoli-Bossi rimarrà tale, il primo cittadino veronese sarebbe costretto a lanciare il piano B. Si pensa a una lista civica senza il nome del sindaco, ma ben riconoscibile e farcita di suoi fedelissimi. Ovviamente, dal punto di vista elettorale sarebbe meno redditizia. Ma – ragionano alcuni tosiani – sarebbe il male minore. D’altronde la stessa sorte toccò all’attuale governatore veneto Luca Zaia, quando nel febbraio 2002 iniziò la campagna elettorale per la provincia di Treviso. In campo c’era anche la lista che portava il suo nome, ma da via Bellerio diedero l’altolà. La formazione venne così ribattezzata Forza Marca, con il leghista costretto a mandare al macero volantini e adesivi. Si consolò vincendo alla grande. Dietro la partita di Verona si nasconde quella per il controllo della Liga Veneta, perché un successo elettorale di Tosi gli spianerebbe la strada per la conquista del partito, che attualmente è in mano a Giampaolo Gobbo, uomo del cerchio magico e primo cittadino di Treviso. Pensare che nel marzo 2010, in una riunione riservata alla presenza di Bossi e Calderoli, venne messo nero su bianco che il candidato per la regione doveva essere Zaia, mentre Tosi (che non avrebbe schifato il ruolo di governatore…) avrebbe preso le redini del movimento nella terra di San Marco. Quel patto, però, non piaceva a tutti e tuttora non è stato digerito. Tanto che in vista dei congressi invocati da Roberto Maroni sono entrati in azione i guastatori. Poche settimane fa, Tosi ha detto: se non vogliono la mia lista sono pronto a non candidarmi. E subito i vertici del partito gli hanno comunicato l’altolà. I maligni giurano che la speranza era quella di liberarsi davvero del sindaco, antipatico a molti perché troppo chiacchierone su giornali e tv, e sostituirlo con un altro candidato. È circolato pure il nome dell’alternativa: Francesca Martini. E invece Tosi è rimasto al suo posto, coltivando il sogno di riconquistare il municipio e spostare gli equilibri del movimento, bloccando lo strapotere trevigiano e spostando il baricentro nella sua Verona. Progetto che potrebbe realizzare grazie ai rapporti (non compromessi) col governatore Zaia e con altri dirigenti come il neocapogruppo alla Camera Gianpaolo Dozzo. Lo stesso Toni Da Re, segretario provinciale del Carroccio a Treviso, dopo il famoso bavaglio a Maroni annunciato e poi smentito da Bossi aveva alzato il telefono per solidarizzare con l’ex ministro, a cui Tosi fa riferimento. Insomma. La situazione è fluida, anche se continuano a volare mortaretti. L’altro giorno Marco Desiderati, parlamentare del cerchio magico e sindaco di Lesmo, in Brianza, ha sparato a zero su Tosi dicendo che la Lega non ha bisogno di lui. I maroniani non hanno gradito e sono intenzionati a chiedere sanzioni per il deputato. Motivo: gli attacchi a un altro primo cittadino danneggiano tutto il movimento. Matteo Pandini