Alfano frena: Niente governissimo, con la Lega non è finita

Giulio Bucchi

Il Pdl gioca su due tavoli. Non può fare altrimenti, perché se da un lato trattare con il Pd sulla legge elettorale può essere una buona mossa per le riforme, dall'altro c'è la questione - ancora aperta - delle alleanze elettorali. E dunque della Lega. Proprio al Carroccio, infatti, il segretario azzurro Angelino Alfano tende la mano in un'intervista al Corriere della Sera. Innanzitutto, niente larghe intese per il 2013: "In ambito elettorale ci presenteremo con una coalizione che speriamo possa essere ampia, vasta e che possa portarci al successo". Quanto vasta? Con la Lega, per esempio, "il filo del rapporto non è reciso e la nostra alleanza non è archiviata. Anche per le amministrative, contiamo di poter collaborare come fa il Pd con Idv e Sel". Ma il Pdl guarda soprattutto all'Udc: "Il nostro obiettivo è sempre la ricomposizione dell'area moderata. Se utilizziamo bene il 2012, potrebbe determinarsi qualcosa di nuovo per la politica italiana". No alle preferenze - Molto, se non tutto, dipenderà dalla nuova legge elettorale che per Alfano deve "restituire ai cittadini il diritto di scelta del loro parlamentare ma senza eliminare la possibilità di scegliere il premier". Meglio "i collegi delle preferenze", sottolinea Alfano, ma "quel che conta è arrivare a un consolidamento del bipolarismo". Per farlo, "sì a uno sbarramento molto alto" per non frammentare il parlamento e rendere ingovernabile il paese. Stagione di riforme - La riforma elettorale sarà la base di partenza per un'intesa più larga tra Pdl e Pd per una stagione breve ma intensa. Fino al 2013 i due principali partiti lavoreranno insieme per "la riduzione dei parlamentari, un finanziamento pubblico ai partiti ripensato all'americana". L'obiettivo è avviare tutto nei prossimi 2 mesi, prima delle amministrative, per concludere l'iter entro la fine legistlatura. Nel frattempo, ci sarà da sostenere il governo Monti ("Saremo leali, abbiamo fatto la scelta giusta per l'Italia") e votare le riforme ingombranti, a cominciare da quella del lavoro. "Sull'articolo 18 non abbiamo cambiato idea, volevamo modificarlo già 10 anni fa - ricorda il segretario Pdl - ma non non vogliamo esasperare lo scontro sociale". E sulla responsabilità civile dei magistrati, che ora arriva al Senato, il Pdl "non sarà sordo agli emendamenti del governo", anche se "sul principio del chi sbaglia noi non torniamo indietro".