Moggi: Si ricrederà chi mi odia. Condanna senza prove
Finalmente sono uscite le motivazioni del processo “Calciopoli”: sorteggio degli arbitri regolare, campionato regolare, delle ammonizioni, come diceva Auricchio, «mirate», neppure l’ombra. Praticamente un’assoluzione con sentenza di condanna. Chiediamo così alla Federazione il processo sportivo del 2006 a cosa è servito. Un amico mi ha detto che siamo finiti in una barzelletta, per altro raccontata molto male dal maggiore dei carabinieri Auricchio; da Franco Baldini, «dall’ondeggiante» così come viene chiamato nella sentenza, Massimo Cellino e da altri. Non avendo davanti a me le motivazioni in questo momento preferisco non dilungarmi ulteriormente, fermo restando che tutto quello che era stato detto di malefatte neppure l’ombra e di conseguenza aspetterò con tranquillità l’appello per dimostrare le mia innocenza per altro già descritta nelle motivazioni. Il caso Ibra - Se non ci fosse di mezzo Ibra, per cui ho una stima illimitata, direi che è un caso classico di nemesi storica a parti invertite, stavolta a carico del Milan. Nessuno avrà dimenticato la squalifica dell’allora juventino Ibra che gli fece saltare Juve-Milan dopo che un filmato Mediaset (ahi, ahi) lo pizzicò. Ora non c’è stata prova tv a carico di Ibra, ma un rosso diretto deciso da Rizzoli su segnalazione dell’assistente Cariolato, a sua volta imbeccato dal portiere del Napoli De Sanctis, scattato come una lepre per denunciare il misfatto. Dal suo punto di vista una corsa andata a buon fine, con Ibra espulso, Aronica graziato, e Galliani di corsa in tv a puntualizzare che non c’era condotta violenta e che dunque le tre giornate di squalifica erano da escludere. È qui la nemesi, con Galliani che si batte per evitare ciò che anni prima aveva avuto come manna dal cielo: evitare l’assenza di Ibra contro la Juve. Fatto importante per un Milan, attardato da una crisi strisciante che sarà già tanto fronteggiare con le due (sicure) prossime gare senza Ibra contro Udinese e Cesena in trasferta. A Zlatan dico che uno scatto d’ira può esserci, ma non è scusabile, quando un giocatore, pur immenso come lui, è nelle condizioni di doversi caricare quasi tutto il peso del Milan. La svolta è a un passo, ma la Juve deve smettere di sprecare occasioni. Contro il Siena è sì mancato un rigore ai bianconeri, ma la squadra aveva il dovere di far sua la partita. Il campanello d’allarme del quarto pareggio in casa è mitigato solo dalla lunga imbattibilità. Mi paiono stucchevoli i lazzi e frizzi di rimando su chi sia più favorito per lo scudetto, l’intento di Conte non mi pare quello di pungere un avversario in difficoltà, ma semmai quello di operare ancora di coperta a dispetto del primo posto. Mi pare questo anche il pensiero di Buffon, dire che sarebbe contento del secondo posto finale non può essere una confessione di inferiorità, ma l’idea di agire sotto coperta. È uscito allo scoperto invece Marotta, chiedendo più attenzione e rispetto dagli arbitri. Di solito fare la voce grossa rende di più, poi in un perfetto gioco delle parti Braschi risponde che il rispetto c’è per tutti. Vecchi merletti, ma di Braschi estrapolo il riferimento al Napoli, il gol di Pandev anti-Cesena non era gol, e poi la botta, «Un dossier? Mai ricevuto». Qualcuno al Napoli dovrà spiegare che fine ha fatto quel documento, o se era finalizzato solo a tv e giornali. Napoli ride - Il patron del Napoli può essere comunque soddisfatto, a San Siro non ha vinto, ma ha fatto paura al Milan. La Juve ne tenga conto nella semifinale di domani in Coppa Italia. La coppa assume importanza, perché sarebbe un buon trofeo di consolazione per chi non la spunterà, o per chi come il Napoli è solo settimo in campionato e pressato alle spalle, Mazzarri ha da vedersela giovedì al Franchi con il Siena, che gli ha fatto paura in campionato. Alle spalle di Juve e Milan non si è mosso nessuno, come colpite da black out hanno pagato dazio Udinese, Lazio e Inter. La beneamata da Moratti non c’è più, senza Sneijder si è dissolta contro la Roma, che ha avuto la sua giornata di grazia e il rientro di De Rossi c’entra parecchio. Chiudo con un grazie a Capello, che ha voluto ricordare anche lui il mio lavoro alla Juve. L’apprezzamento di un grande allenatore mi tocca nelle emozioni. E siccome non voglio citarmi, riprendo il commento di Ju29ro. “Capello: Moggi, in assoluto il miglior dirigente, lui assieme a Giraudo”. «Bravi, troppo bravi», la chiosa di Ju29ro. Per chi - aggiungo io - vuole capire i fatti del 2006. di Luciano Moggi