Rutelli, non solo Lusi: conti Margherita truccati dal 2007
Consulenze, viaggi e attività di propaganda. Sono queste le voci di bilancio «camuffate» grazie alle quali l’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, ora accusato di appropriazione indebita ai danni del partito di Francesco Rutelli, sarebbe riuscito a intascare 13 milioni di euro utilizzati poi per l’acquisto personale di immobili di pregio. «Voci opache nel bilancio», così le ha definite nei giorni scorsi il democratico Arturo Parisi, sulle quali i revisori dei conti del partito, ormai travolti dallo scandalo, hanno capito che era il caso di fare luce. E proprio per questo ieri Giovanni Castellani, Mauro Cicchelli e Gaetano Troina si sono presentati spontaneamente dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal sostituto Stefano Pesci, titolari dell’inchiesta, e hanno depositato documenti contabili che proverebbero le falsificazioni nel bilancio. I tre commercialisti, che sono stati ascoltati dai pm romani in qualità di persone informate sui fatti, hanno spiegato che i rendiconti della Margherita «sono caratterizzati da artifici contabili a partire dal 2007. Dei fagioli fatti passare per patate». Fagioli che saltano agli occhi dei tre solo adesso, in piena bufera, nonostante furono proprio loro nel giugno scorso a firmare la “Relazione del collegio dei revisori dei conti sul rendiconto chiuso al 31.12.2010 Democrazia è Libertà - La Margherita”. Otto mesi dopo l’approvazione di quel bilancio Troina, Castellani e Cicchelli hanno voluto chiarire ai pm che «dietro a certe cifre c’era un’altra verità. Per noi le cose che non vanno sono cominciate dal 2007». E quando è esploso il caso Lusi «siamo saltati sulla sedia, perché abbiamo capito di esser stati tratti in inganno». Ai magistrati hanno spiegato di non essere sindaci societari e che il loro compito «è quello di verificare, nei rendiconti, la corretta indicazione dei contributi statali. Non vedevamo le spese conclusive». Motivo per il quale non si sarebbero accorti prima di quello che non andava: «Dovevamo seguire il corretto accreditamento dei contributi elettorali. La società Ttt (quella di Lusi, ndr) non era mica evidenziata. Non potevamo capire prima se a una indicazione corrispondeva una cifra che è poi tutt’altra». È stato solo in seguito al clamore suscitato dalla vicenda giudiziaria che i tre revisori hanno deciso di esaminare in modo approfondito la movimentazione delle uscite e hanno così scoperto quelle «spese camuffate» che dalla sola lettura dei rendiconti non era possibile accertare. E ora le carte depositate ieri dai tre sono al vaglio degli inquirenti, che stanno setacciando i bilanci del partito di Rutelli alla ricerca delle “voci fantasma” grazie alle quali Lusi avrebbe fatto sparire i 13 milioni di euro. Ieri c’è stato un vertice tra l’aggiunto Caperna, il sostituto Pesci e gli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, che stanno effettuando accertamenti sui conti di Lusi e su quelli della Margherita relativi al periodo dal 2007 al 2011. Il materiale al vaglio è tanto. Sotto la lente degli inquirenti le entrate, i rimborsi elettorali ma soprattutto le uscite. Le cifre che destano più sospetti sono i 790mila euro nel 2008 e un milione e 600mila nel 2010 per «consulenze», 4 milioni per «attività di propaganda» oltre a un milione riportato alla voce «viaggi». E mentre sono attese per i prossimi giorni le audizioni di Renzo Lusetti, Enzo Carra e di altri parlamentari, intanto dal partito di Rutelli è stata espressa soddisfazione per la testimonianza dei tre revisori, definita «una pagina molto positiva». I tre responsabili della Margherita, Rutelli, Enzo Bianco e Gianpiero Bocci, hanno sottolineato come l’indagine dei revisori faccia «luce sulle tecniche di artificio e occultamento - una vera e propria doppia contabilità - nei bilanci della Margherita operate dal tesoriere Lusi» e hanno parlato di «ammanchi nell’arco di cinque anni (2007-2011). Proseguiremo», hanno detto, «con gli accertamenti interni, attraverso la due diligence. Attendiamo con fiducia gli sviluppi dell’indagine e confermiamo la volontà di andare fino in fondo per il perseguimento delle responsabilità e il recupero del maltolto». di Rita Cavallaro