Alfano, il nemico è Passera: mezzo Pdl lo vuole premier
«Fare il ministro è bellissimo». Corrado Passera ha risposto così ieri a chi gli chiedeva se nel suo futuro si immagina presidente del consiglio. «Prossima domanda…?», ha ribattuto il titolare dello Sviluppo Economico. E non potrebbe esprimersi diversamente. All’ex amministratore delegato di Poste italiane prima, e di Banca Intesa poi, piace fare una cosa per volta. Un passo dopo l’altro. Anche perché è cosciente del fatto che solo svolgendo al meglio il compito da ministro potrà poi aspirare a Palazzo Chigi. Sta di fatto che Passera, volente o nolente, è l’uomo cui una cospicua parte del centrodestra guarda come futuro candidato premier. Per carità, Angelino Alfano è bravissimo. Ma quando ci sarà da entrare nella fossa dei leoni, molti esponenti del partito berlusconiano pensano non possa bastare. Passera, invece, può essere l’uomo giusto per guidare una coalizione che comprenda anche l’Udc di Pier Ferdinando Casini ed escluda la Lega. A favore del manager giocano diversi fattori. Innanzitutto il suo rapporto diretto con Silvio Berlusconi e la stima che il Cavaliere ha per lui. «Passera è un mio amico, è una persona di grande valore di cui mi fido», va confidando l’ex premier da tempo ai suoi interlocutori. E di fronte a queste parole alcuni hanno intravisto il piano: Berlusconi padre nobile del partito, suggeritore dietro le quinte, e Passera alla guida del Pdl e candidato premier. Fantapolitica? Non tanto. Perché nei crocicchi dei deputati pidiellini nel Transatlantico di Montecitorio il nome di Passera è il più gettonato. Tanto che qualcuno azzarda: «Sarà lui il prescelto». L’altra freccia nel suo arco è quella di essere un manager e non un politico. E questo agli occhi del Cav costituisce un notevole valore aggiunto. Insomma, gli ricorderebbe un po’ se stesso all’epoca della sua discesa in campo. E se è vero che Berlusconi vorrebbe più manager nel partito a occuparsi di raccolta fondi e ricerca del consenso, chi meglio di Passera nel ruolo di timoniere? Infine, il ministro sarebbe in grado di attirare intorno al Pdl personalità e forze politiche dell’area cattolica e non, come l’Udc, attualmente lontani. Il ministro, naturalmente, si schermisce, abbozza, volge la testa altrove. Ed è giusto così. Non fa caso alle stilettate che ogni tanto gli arrivano dagli esponenti del centrodestra. «Passera premier? Calma, calma. Intanto ora deve dimostrare di essere un ottimo ministro», afferma Roberto Formigoni, colui che ambisce più di tutti a guidare il partito berlusconiano. «Per ora Passera è ministro delle Infrastrutture, si preoccupi quindi del blocco di treni e strade, su cui tace”, taglia corto Maurizio Gasparri. E ascolta le lodi con pudico compiacimento. Come quella che ieri gli ha rivolto Altero Matteoli, secondo cui «la sua gestione del ministero è in totale continuità con quella del governo Berlusconi». Insomma, il partito di Passera cresce. Ma se la strada per Palazzo Chigi è lastricata di buone intenzioni, è anche zeppa di ostacoli. A cominciare da Umberto Bossi: scegliendo Passera, infatti, Berlusconi metterebbe una pietra definitiva sull’alleanza con la Lega. Per continuare con il partito, anch’esso esistente nel Pdl, degli anti-Passera. Che in questo momento ha in testa una strana coppia formata, guarda caso, da Alfano e Giulio Tremonti. di Gianluca Roselli