Siamo il bancomat dei partiti: regalati 2 miliardi in vent'anni

Andrea Tempestini

L’ultima truffa è certificata da una edizione speciale della Gazzetta Ufficiale del 31 ottobre scorso. Due volumoni di migliaia di pagine che rappresentano il record assoluto della storia della Repubblica: sono contenuti tutti i bilanci integrali 2010 dei partiti politici che percepiscono rimborsi elettorali da parte dello Stato. Sono 67 partiti, un vero primato. E fra loro la maggiore parte sono quelli che si sono spartiti i rimborsi per le regionali 2010. Ed è proprio in quella parola - rimborsi - che è contenuta la truffa. Perché solo i partiti e le liste principali hanno ottenuto 169,5 milioni di euro, mentre certificavano spese per la campagna elettorale per 60 milioni di euro. Un rimborso che è tre volte la spesa sostenuta è una vera truffa, e non sarebbe concesso in nessuna società privata. DOPPIA MISURA Provate a presentare al lavoro una ricevuta taxi da 10 euro e pretenderne 28 dall’amministrazione del vostro ufficio. Vi fanno volare giù dalla finestra. Ma ai partiti questo è consentito. Così hanno sempre fatto in questi anni. Da quanto c’è la legge sui rimborsi elettorali hanno incassato circa 2 miliardi di euro più di quanto hanno speso per le varie competizioni elettorali, dalle politiche, alle amministrative, alle europee. In quei due tomi della Gazzetta ufficiale ci sono tutte le cifre di uno dei più macroscopici raggiri compiuti ai danni dei contribuenti italiani. Nelle regionali 2010 la cresta dei principali partiti è ammontata a 109 milioni di euro, e vale da sola il 182,12% più delle spese veramente effettuate. Siccome prendono tutti i contribuenti come fossero la cassa del loro personale Casinò, in quella media c’è chi ha fatto un colpaccio clamoroso e chi meno. E perfino chi come Marco Pannella ufficialmente ci ha rimesso le penne, spendendo di più di quel che ha incassato. Il re del Bingo della politica è stata la Lista per Scopellitti presidente in Calabria. Le cifre assolute non sono gigantesche, ma in percentuale è quella che ha fatto l’affare più clamoroso: ha speso poco più di 51 mila euro in campagna elettorale e lo Stato le rimborsa più di un milione di euro. Ha guadagnato 991.299 euro in un colpo solo, pari al 1.911,23% di quel che ha speso in una vincente campagna elettorale. Subito alle spalle c’è il partito di Nichi Vendola, Sel. Ha guadagnato 3,6 milioni di euro netti, pari al 1.412,77% dei 258.796 euro dichiarati come spesa nella campagna elettorale delle regionali. Fra chi si è visto rimborsare più di 100 euro ogni euro speso ci sono anche Clemente Mastella, che ha guadagnato con le regionali quasi un milioncino e Francesco Rutelli che con la sua Api ha speso 82.829,70 euro vedendosene rimborsare 972.453, più di dieci volte tanto. Fra i grandi partiti quello che ha fatto il maggiore affare nella grande truffa dei rimborsi elettorali è stato il Partito democratico di Pier Luigi Bersani, che in valore assoluto si è portato via l’utile elettorale più consistente. Ha speso per le regionali 14 milioni di euro e si è visto rimborsare 51,8 milioni di euro, guadagnando netti 37,6 milioni. Storicamente la sinistra è quella che ha portato via le somme più consistenti dalle finanze pubbliche speculando sui rimborsi elettorali. Il Pdl ha preso più rimborsi degli avversari (53,4 milioni di euro), anche perché ha vinto le regionali e preso più voti. Ma per correre ha speso molto di più del Pd: 20,7 milioni di euro. Alla fine anche lì ci si è portati via un bel tesoretto da 32,6 milioni, che vale il 157% di quello che effettivamente è stato speso. CHI SBANCA LA CASSA Alle regionali le liste si sono moltiplicate, ma l’unica che ha davvero sbancato la cassa dei rimborsi elettorali grazie al super risultato fatto nel Lazio è Renata Polverini: ha preso un rimborso di 5,9 milioni di euro, record per mini liste locali. Ma ha speso tantissimo: 4,04 milioni di euro. E alla fine è fra quelli che hanno lucrato meno sui rimborsi: il guadagno è stato di 1,9 milioni di euro, pari al 47,51% della spesa sostenuta. In fondo alla classifica è restato Pannella, il solo che ha speso più di quanto ricevuto in cambio. Vero però che la sua principale candidata, Emma Bonino, è stata finanziariamente sostenuta soprattutto dal Pd e dall’alleanza di sinistra che poi ha goduto dei rimborsi. Anche Antonio Di Pietro ha fatto un bel bingo alla cassa delle tasche degli italiani: si è guadagnato 10 milioni di euro, e cioè circa tre volte quanto ha speso in campagna elettorale. Umberto Bossi ha realizzato un utile anche superiore: 13,7 milioni di euro, ma in  campagna elettorale ha speso non poco: 8,7 milioni di euro. di Franco Bechis