Bersani piange da Napolitano Vuole difendere i giudici

Nicoletta Orlandi Posti

L'obiettivo è quello di modificare la norma sulla responsabilità civile dei Pm in occasione del passaggio della legge al Senato. A Bersani non è proprio andato giù quel voto del Pdl che ha consentito alla Lega di far passare l'emendamento. Ecco allora che oggi è corso al Quirinale per manifestare al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, la sua preoccupazione e quella dei democratici, perché, spiegano al Nazareno, "non vorremmo trovarci nella situazione per cui una parte politica mostra senso di responsabilità verso l’esecutivo ed altri giocano a mani libere". "Se neanche i giudici si fidano dei giudici" Il videoeditoriale di Massimo de' Manzoni su LiberoTv Contro la Ue - Lo spunto, abbiamo detto, lo ha offerto al leader del Pd, l'emendamento della Lega inserito nella legge comunitaria approvato a scrutinio segreto che ha mandato sotto il governo Monti con l'appoggio del Pdl. "A noi il governo", aveva denunciato Franceschini, "nei momenti precedenti la votazione, ha riferito di un impegno del Pdl a votare contro quell'emendamento. Il voto segreto ha dimostrato che è successa un’altra cosa. Ma un governo non si può basare sul sostegno leale a prescindere di alcuni gruppi e sulle mani libere di altri. Non è possibile". L'esecutivo di Monti, infatti, aveva espresso parere negativo sulla responsabilità civile delle toghe, in controtendenza rispetto a quanto indicato dall'Unione europea. Il pianto di Bersani - E così oggi, venerdì 3 febbraio, Bersani è salito al Colle per lamentarsi direttamente con Napolitano e per difendere la casta dei giudici tanto cara alla sinistra. Il leader del Pd gli ha elencato una serie di episodi che ai democratici  non sono affatto andati giù e che alimentano la preoccupazione che il  Pdl non stia giocando pulito. La Rai e il voto a maggioranza nel Cda. La giustizia e il blitz di ieri sulla responsabilità civile dei giudici. E poi le liberalizzazioni che il Pdl sta tentando di annacquare al Senato. "Non ci siamo", ha avvertito Bersani. Quanto al delicato tema del lavoro, su cui Monti è tornato anche oggi, Bersani però preferisce il low profile. E’ il momento del silenzio, dicono dal Pd, lasciamo lavorare il tavolo governo-parti sociali. Napolitano tace -N apolitano, assicurano al Quirinale, ha ascoltato. Nessun commento da parte sua, pare e si afferma. Certo è che il Presidente vede incrinarsi quell'opera di moral suasion per cercare di rasserenare il clima, grazie al quale è nato il governo Monti e grazie al quale si confida che possano essere varate le riforme istituzionali più volte auspicate. Per questo mercoledì aveva avuto un pranzo con Silvio Berlusconi. Due preoccupazioni speculari, quelle portate dai due leader al Capo dello Stato, che partono da origini diverse ma hanno un elemento comune: la preoccupazione delle due forze più grandi che sostengono il governo, cioè Pdl e Pd, di 'restare con il cerino in mano'. Cioè di sostenere il governo per poi lasciati 'scoperti' dagli altri alleti sulle misure più difficili e impopolari. Il Capo dello Stato ha cercato di rassicurare entrambi i fronti.