Strage nel mare della Libia

Silvia Tironi

Strage in mare sulle rotte della immigrazione clandestina. Circadiuecento persone (ma il numero potrebbe salire) sono disperse in mare, e probabilmente hanno perso la vita,dopo un naufragio avvenuto stanotte davanti alle coste libiche. Secondolenotizie che arrivano dalla Libia, tre barconi (di una flotta compostada tre o quattro, salpati tutti assieme) sono affondati. Secondo fonti dell'Organizzazione internazionali per le migrazioni i dispersi (da considerarsi con ogni probabilità morti) sono almeno trecento. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) haespresso oggi shock e profonda tristezza per l'ultima tragediadell'immigrazione. Secondo le prime ricostruzioni, la sera del 28marzo, sabato, tre barconi sovraccarichi di disperati sono colati apicco in seguito a un forte vento. Una quarta imbarcazione indifficoltà, invece, è stata soccorsa da un'unità italiana insiemecon le autorità libiche. L'intervento si è concluso domenicapomeriggio, quando il barcone è stato rimorchiato fino al porto diTripoli con tutti gli occupanti a bordo sani e salvi. Quanto allevittime degli altri due barconi, per il momento sono state tratte insalvo 23 persone mentre di altre 21 sono stati recuperati i corpi senzavita. Destinato a salire il numero dei dispersi, considerando che suuna imbarcazione affondata si trovavano 253 persone e sull'altra 365.Secondo quanto ha reso noto l'agenzia egiziana Mena, tutti iclandestini - molti dei quali di nazionalita' egiziana - erano direttiin Italia. Una delle imbarcazioni era partita da Sid Belal Janzur, unsobborgo di Tripoli e dopo tre ore di navigazione il battello e'affondato 30 chilometri al largo della Libia. Delle altre i libiciaffermano di non avere certezza del luogo di partenza. La Guardia Costiera ha invece comunicato che circa 350 migranti sono stati soccorsi e salvati da un rimorchiatore italiano. Appello della Cei - I vescovi italiani seguono "con grande pena" le notizie sugli ultiminaufragi di clandestini e ribadiscono che "chi arriva sul territorionazionale va accolto e accompagnato", trattato come una persona. Lo hadetto il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, amargine della conferenza stampa svolta per illustrare le conclusionidell'ultima riunione del Consiglio permanente della Conferenza.