Bossi fa fuori la badante: Mauro, via tutti gli incarichi
Via Rosi Mauro dalla Liguria e dall’Emilia, dove era legato federale del Carroccio (in altre parole un commissario). Stasera la vicepresidente del Senato - colonna del cerchio magico bossiano - dovrebbe dire ufficialmente addio a Reggio Emilia, dove è stato convocato il direttivo nazionale. La stessa cosa succederà a Genova domani. La scelta, raccontano i rumor, è scattata dopo una riunione tesissima nel quartier generale di via Bellerio. Presenti, tra gli altri, l’interessata e l’altro cerchista Federico Bricolo. Davanti a loro, un Roberto Calderoli inferocito: «Per colpa dei vostri casini» avrebbe detto l’ex ministro della Semplificazione «Maroni sta acquistando spazio e visibilità». Risultato: cartellino rosso per la Mauro. Da quando è stata spedita in Liguria ed Emilia (era il 2010) il Carroccio ha deciso rispettivamente un paio sospensioni e quasi cinquanta espulsioni. In Liguria, con la vicepresidente del Senato al comando sono stati celebrati quasi tutti i congressi provinciali. Segretari eletti in quota cerchio magico: zero. La rissa è quindi scoppiata quando si dovevano rinnovare le cariche nel Tigullio, dove è commissario il tesoriere della Lega Francesco Belsito, l’ex portaborse di Alfredo Biondi famoso per i titoli di studio misteriosi, i soldi investiti in Tanzania e la Porsche Cayenne mollata nei parcheggi della polizia. Lì, il congresso è stato rinviato per ben due volte. Secondo le linguacce per evitare l’ennesima sconfitta del cerchio magico. Fatto sta che proprio la Mauro aveva deciso di sospendere il candidato non sostenuto dal tesoriere, Giorgio Roncisvalle, scatenando più di un malumore. In Liguria il leader è Francesco Bruzzone (vicino a Roberto Maroni), ma nella zona c’è anche una colonna cerchista come Giacomo Chiappori. Il capogruppo in Regione è invece Edoardo Rixi, che negli ultimi tempi pare stia smarcandosi dalla Mauro e dal clan di Gemonio. Ancora più intricata la faccenda in Emilia, che nella geografia leghista è indipendente dalla Romagna. La vicepresidente del Senato era stata inviata per placare una vera e propria rissa tra i padani di Reggio e quelli di Bologna. Un clima teso nonostante gli scintillanti risultati elettorali degli ultimi anni. Il leader regionale, Angelo Alessandri, è stato addirittura accusato di usare i soldi della Lega per pagarsi le multe. Le prime teste a rotolare sono state quelle di Marco Lusetti, ex braccio operativo di Alessandri, e del suo sodale Alberto Magaroli. Poi toccò a tre consiglieri comunali (su sei) a Modena, e a Marco Veronesi a Bologna. In Emilia, da più di dieci anni il cassiere è Franco Barigazzi. Lui gestisce i quattrini, mentre la moglie Emanuela Corradini presiede i probiviri che decidono sulle espulsioni. Entrambi sono fedelissimi della Mauro e di Alessandri, tanto che l’ormai ex legato federale aveva promosso il figlio della coppia, Daniel (già capo dei giovani padani di Parma), a responsabile organizzativo nazionale. In due province (Parma e Piacenza) sono stati spediti due legati, guarda caso in zone dove la Lega è rappresentata da maroniani come Fabio Rainieri da una parte e Maurizio Parma con Massimo Polledri dall’altra. Nella città ducale, proprio Daniel Barigazzi è diventato responsabile organizzativo aggiunto e segue passo passo i direttivi. A Piacenza il legato è il senatore Giovanni Torri. Già autista di Maroni ai tempi del Parlamento della Padania (fine anni ’90), ora è un cerchista di ferro. Si racconta che l’ex ministro dell’Interno (era il 2008) subì un’aggressione in via Bellerio: Torri voleva essere messo in lista a tutti i costi e cercò di convincere Bobo. Un pomeriggio un tizio arrivò a strattonare Maroni, bloccandolo nel suo ufficio e facendogli cadere gli occhiali. Bobo denunciò la cosa sia a Bossi che a Calderoli, ma non aveva l’ultima parola sulle candidature. Risultato: oggi Torri è a Palazzo Madama. Pochi giorni fa, quando Libero aveva svelato il veto per i comizi dell’ex ministro in Emilia, il senatore aveva negato tutto chiedendo al Maroni di smentire la notizia. Non è successo. Torri se l’è poi presa con Rainieri, accusandolo di essere «un soldato arrabbiato e irresponsabile» perché chiedeva il congresso. Replica: taci, «chiami coglionazzi i militanti». Questo è il clima. E in questo quadro Maroni vuole accelerare sui rinnovi dei dirigenti. L’ultimo consiglio federale aveva stabilito che i congressi in Piemonte, Lombardia e Veneto devono avvenire entro giugno. A Torino, Roberto Cota ufficializzerà domani che si farà il 10 e 11 marzo. Venerdì, invece, è in programma il consiglio nazionale lombardo. Giancarlo Giorgetti, secondo le aspettative dei maroniani, dovrà indicare anch’egli una data precisa. A marzo. Non più tardi. Giorgetti è deciso a lasciare l’incarico (e sta pensando di fare il presidente della Lega Lombarda, che attualmente è Roberto Castelli). Per il ruolo di segretario nazionale (ovvero regionale) girano i soliti nomi: Matteo Salvini, Giacomo Stucchi e Andrea Gibelli da una parte e Marco Reguzzoni dall’altra. Attenzione alla partita in Veneto, dove lo scontro tra i maroniani come Flavio Tosi e i cerchisti come l’attuale leader regionale Giampaolo Gobbo è sempre più teso. Con l’addio di Rosi Mauro da Liguria ed Emilia le truppe maroniane cantano vittoria. di Matteo Pandini twitter @padanians