Vietato pubblicare le foto di chi chiede la carità

Matteo Legnani

Probabilmente, chi è costretto a chiedere l'elemosina in strada ha problemi ben più grossi del sentirsi additato dagli altri e quindi "ferito nella sua onorabilità. Ma la Cassazione non la pensa così. E con sentenza degna dell'azzeccagarbugli di manzoniana memoria, ha stabilito il divieto di pubblicare foto che ritraggano mendicanti, nelle quali la persona che chiede l'elemosina sia riconoscibile. L'ha fatto dando ragione a una romena, tale Ciurar C., fotografata in una strada di Trento mentre chiedeva soldi ai passanti.  Il gip di Trento, il 31 gennaio 2011, aveva dichiarato il non   luogo a procedere "perchè il fatto non sussiste" nei confronti del direttore di un giornale di Trento e dell’autore dell’articolo, ritenendo non diffamatorio l'articolo e le foto, improntati a scoraggiare "fenomeni quali la prostituzione, il vandalismo e l’accattonaggio diffuso". La donna, però, si è rivolta all'alta corte, che le ha dato ragione. "La coscienza comune - spiega  la Quinta sezione penale - pone questi soggetti in uno dei gradini più bassi della cosiddetta scala sociale ed è allora naturale che   chi sia costretto dalla necessità a praticare la mendicità e venga   additato come tale si sentirà mortificato e gravemente ferito nella  sua onorabilità".  La Cassazione fa notare che "quando per esigenze di cronaca si   mostrano immagini di persone in qualche modo coinvolte in fenomeni sui  quali grava un pesante giudizio negativo della collettività - al fine  di evitare che si crei un preciso collegamento tra un fenomeno   generale e una specifica e individuabile persona fisica ed evitare   quindi la conseguente e inutile carica di disdoro personale - si debba sgranare o comunque coprire il volto della persona ritratta per  renderla non identificabile".