Monti pensa a una lista Monti Deputati Pd e Pdl in fila
La voce gira da un po’. C’è chi parla di una lista civica, chi di un partito vero e proprio. Guidato da esponenti del governo Monti e capace di raccogliere pezzi del PdL, del terzo polo e del Pd. Poi c’è chi, i super-montiani del Pd, non pensa a una formazione nuova, ma a candidare a Palazzo Chigi un esponente dell’attuale esecutivo. Soluzioni differenti, ma che partono dalla stessa osservazione, avvalorata dai sondaggi: il governo Monti sta raccogliendo consensi che però non si traducono in voti ai partiti che pure sostengono questa esperienza governativa. Il PdL è crollato al 22%, il Terzo Polo è stabile attorno al 12-13%, il Pd non va oltre il 27-28%. Insomma, c’è un bacino elettorale (i famosi indecisi, quelli che decidono chi vince) che, al momento, sembra concentrarsi esclusivamente su Monti e la sua squadra. Ultima conferma, che ha fatto molto discutere nel Pd, il secondo quesito del sondaggio di Ipsos presentato martedì scorso a Ballarò. Alla domanda se «preferiresti un governo guidato dal leader del tuo partito o uno guidato da Monti», il 69% degli elettori di Pd, Sel e Idv ha scelto Monti. Addirittura più della percentuale degli elettori del Terzo Polo, che dovrebbero essere i più montiani (60%). Persino l’elettorato di centrosinistra, insomma, ha più fiducia in Monti che non negli attuali leader del centrosinistra. Come tradurre in politica, quindi, questo consenso? Come non disperdere questa fiducia, una volta conclusa l’esperienza dell’esecutivo? Anche perché, come dice il popolare Lucio D’Ubaldo, «dopo Monti ci sarà una fase, cinque, dieci anni, in cui l’opera di risanamento dovrà essere garantita da una fase di stabilità. Il processo iniziato con Monti dovrà incarnarsi in una presenza politica che si metta su questa scia». Il punto è: quale «presenza»? Gli attuali partiti o qualcos’altro? L’idea della lista civica (o di un partito) si incrocia con i movimenti verso una Cosa di Centro. Interessati a questa operazione sarebbero Raffaele Bonanni, segretario della Cisl ormai in scadenza, Beppe Fioroni, che proprio l’altro giorno ha organizzato un convegno su Moro con Riccardi, ma anche alcuni cattolici del PdL, da Beppe Pisanu a Roberto Formigoni. Naturalmente non sarebbe una lista guidata da Monti, il quale, semmai, guarda al Quirinale, ma da alcuni esponenti del suo governo: Andrea Riccardi, Lorenzo Ornaghi e magari Corrado Passera. Il premier fungerebbe da padre nobile, ma a metterci la faccia sarebbero altri. Ed è una soluzione a cui guarda con interesse la Chiesa cattolica, sia pure senza sbilanciarsi. Proprio ieri Mariano Crociata, segretario della Cei, ha confermato l’appoggio dei vescovi al governo «di buona volontà di Monti». La presenza di Fini nel Terzo Polo, infatti, è considerata un problema. Mentre la nascita di una forza guidata da Riccardi e Ornaghi, a garanzia del mondo cattolico, e da Passera, trait d’union con i riformisti, viene guardata con attenzione. Una forza simile finirebbe per scomporre la geografia del Terzo Polo (il più preoccupato, infatti, è Casini). La lista civica (o partito che sia) non è, però, l’unica soluzione. Un’altra, sempre diretta a coinvolgere protagonisti del governo, è la trasformazione del PdL e dell’Udc nella sezione italiana del Ppe, approfittando della crisi del partito di Berlusconi. Tanto che nel Pd c’è chi parla di «un’Opa di Riccardi e Ornaghi sul Pdl». Infine, c’è l’ipotesi dei “montiani” del Pd: fare di Passera il nuovo Prodi, federatore di riformisti e moderati, capace di raccogliere l’elettorato del Pd, ma anche di conquistare elettori al centro. Molto dipenderà dalla legge elettorale. La domanda al fondo, però, è la stessa: chi può interpretare la politica di Monti dopo Monti? E una cosa sembra certa: non i partiti attuali. di Elisa Calessi