Bombarderemo i talebani Sobriamente, in stile Monti
Via libera all’impiego delle bombe per i quattro cacciabombardieri italiani Amx Acol schierati ad Herat e finora costretti a limitare le operazioni a ricognizioni fotografiche o a sporadici e poco efficaci interventi a fuoco con i cannoncini di bordo. Dopo estenuanti e inconcludenti dibattiti e polemiche durante il precedente governo l’attuale ministro della Difesa. Giampaolo di Paola, ha informato la settimana scorsa le commissioni parlamentari di Esteri e Difesa della necessità di impiegare «tutti gli assetti presenti nel teatro operativo afgano senza limitazioni». Un modo un po’ sibillino, senza utilizzare la parole «bombe» per comunicare il nuovo impiego dei jet. L’intervento dei cacciabombardieri alleati è di ruotine in Afghanistan dove le pattuglie vengono spesso attaccate o cadono nelle imboscate talebane. Come fanno notare fonti della Difesa il nostro contingente ha usufruito in più occasioni dell’intervento dei jet alleati mentre i nostri velivoli non sono mai potuti intervenire. In assenza di dichiarazioni più esplicite di Di Paola, le stesso fonti sottolineano a Libero che è paradossale che le forze aeree italiane siano intervenute «a protezione dei civili libici» con raids di precisione contro i mezzi di Gheddafi ma non siano autorizzate a proteggere con le stesse armi «intelligenti» i nostri militari in Afghanistan. In diverse occasioni l’assenza di bombe di precisione a bordo degli Amx e dei velivoli teleguidati Predator ha contribuito a esporre ad attacchi e attentati le truppe italiane sul terreno. Dopo aver inviato i jet in Afghanistan autorizzandoli a impiegare il solo cannoncino (che costringe i piloti a volare a quote pericolosamente basse) l’allora ministro della Difesa, Ignazio La Russa, aprì nel settembre 2010 il dibattito in Parlamento sulla necessità di autorizzare anche l’impiego delle bombe. Innanzitutto per garantire maggiore supporto ai nostri militari e a quelli alleati sotto attacco talebano e per impiegare i costosi aerei da guerra al meglio delle loro potenzialità mentre il rischio di danni collaterali, cioè di provocare vittime civili involontarie, non è certo causato solo dai raid aerei. Anzi, le regole d’ingaggio adottate dal comando alleato di Kabul negli ultimi due anni sono molto restrittive e vietano l’impiego di bombe d’aereo in presenza di civili o in prossimità di villaggi. La dura reazione dell’opposizione indusse però la Russa a rinunciare a rimuovere questo «caveat» anche per non rischiare di compromettere l’appoggio del Partito democratico al rifinanziamento delle missioni all’estero come sottolineò all’epoca il sottosegretario Guido Crosetto. «La missione in Afghanistan non cambia assolutamente. I nostri aerei sono già intervenuti con i cannoni di bordo. Il fatto di impiegare queste munizioni implica soltanto il fatto di dare maggior sicurezza ai nostri uomini», ha detto ieri il capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Biagio Abrate. La decisione di Di Paola, presa senza consultare il Parlamento ma semplicemente informandone due commissioni, non è piaciuta al capogruppo PD nella commissione Difesa del Senato, Gian Piero Scanu. «I caveat c’erano e ci sono ancora. Ogni cambiamento dev’essere deciso in modo formale, davanti alle Camere, e non notificato durante un’audizione» ha dichiarato ieri a Repubblica anche se a diversi giorni dalle dichiarazioni del ministro tecnico non si registrano a sinistra forti reazioni politiche. Forse le bombe di Di Paola sono più sobrie di quelle di La Russa. di Gianandrea Gaiani