Tir e taxi orfani del Cavaliere Italia bloccata dalla protesta
C'è solo Bossi, in questi giorni, a dire che bisogna staccare la spina al governo Monti. Il solo all'interno dei Palazzi del potere, dove invece il Pdl continua a prendere tempo. Fuori, dai Palazzi, il centrodestra italiano Monti lo ha già scaricato. Chi altri sono, infatti, gli autotrasportatori, i tassisti, i benzinai, i pescatori se non elettori di centrodestra? Sono loro a essere imbufaliti con un esecutivo che non tocca nè gli stipendi dei politici, nè il patrimonio di quel 10% di italiani che detiene (secondo uno studio di Bankitalia) il 45% della ricchezza nazionale. Nessuna difesa - Protestano, sfilano, bloccano, menano (i tassisti, gli autostrasportatori e gli altri arrabbiati di questi giorni) perchè, per la prima volta da anni non si sentono rappresentati e quindi tutelati da nessuno, visto che il centrodestra (con l'eccezione della Lega) sostiene il governo che li vessa. In Parlamento non c'è nessuno che prenda le loro difese, che dica che così non si fa, che così loro vanno a fondo. E fanno casino perchè non hanno altro mezzo: il governo Monti non è stato eletto dagli elettori e quindi non può essere mandato a casa dagli elettori. Certo, ce l'hanno col governo dei tecnici. Per ora. Libera circolazione - In un contesto esplosivo il vicepresidente Ue Antonio Tajani ha ribadito che le interruzioni della libera circolazione delle merci, uno dei principi fondamentali sanciti dal trattato dell'Unione europea, sono proibite fra gli Stati dell'Ue. "Nel caso di simili interruzioni - si legge in una nota in cui Tajani sintetizza la telefonata - lo stato deve informare la Commissione dell'azione che le sue autorità hanno preso o intendono prendere perchè il libero movimento delle merci sia assicurato". Nonostante il miglioramento della viabilità sulle strade italiane, Tajani ha spiegato che la Commissione europea proseguirà "a controllare da vicino la situazione", e ha poi aggiunto che "la Commissione e le autorità italiane stanno ora lavorando insieme per rimuovere gli ostacoli restanti". Si ferma anche Coca-Cola - E dopo Fiat anche Coca-Cola Italia è stata costretta a fermare la produzione negli impianti di Marcianise, in provincia di Caserta, e Rionero in Vulture, in provincia di Potenza. Una scelta, ha spiegato in una nota la multinazionale americana, dettata dall'impossibilità di ricevere le materie prime per la produzione di bevande gassate e per l'imbottigliamento di acqua minerale e poter permettere il normale deflusso dei prodotti dai magazzini. La Fiat di Cassino, da par suo, è al terzo giorno di fermo consecutivo. Secondo una denuncia della Coldiretti "sono almeno centomila i lavoratori impegnati nella raccolta, nel confezionamento, nel magazzinaggio e nella trasformazione dei prodotti alimentari deperibili come i fiori e la frutta e la verdura che non hanno potuto recarsi al lavoro a causa del blocco alla circolazione provocato dallo sciopero dei Tir che non ha fermato purtroppo soltanto la Fiat".