Forza Passera si prepara: partito pronto a governare
Quando, a metà novembre, Roberto Maroni confessò a Franco Bechis che col governo tecnico nulla sarebbe stato come prima, Libero lo prese molto sul serio, dando seguito a quella fragorosa intervista con uno scenario dal titolo «Nasce Forza Passera». Due mesi dopo, la creatura pare decisamente in salute, tanto che cresce l’attenzione, e la legittima preoccupazione da parte del mondo dei «vecchi» partiti. La copertina di Panorama è molto simile all’apertura che questo quotidiano offrì ai suoi lettori il 20 novembre dell’anno passato. «La tela di Passera», titola il settimanale diretto da Giorgio Mulé. La tesi, rafforzata da due mesi di governo cui appiccicare l’etichetta di «tecnico» diventa sempre più difficile, è simile a quella intuita dal «barbaro sognante» di Varese. Attorno all’ex capo di Intesa si può coagulare un gruppo politico nuovo, figlio più che di una personalità travolgente o di un’ideologia precisa, della debolezza delle stesse formazioni che in fondo hanno portato alla nascita dell’esecutivo Monti benedetto da Napolitano. Il succedersi di posizioni al fondo ambigue, schiacciate tra impossibilità politica nel togliere il sostegno al Professore e tentativo di difendere voti e consensi in un periodo di «ibernazione» contribuisce senza dubbio al clima attuale: da questo punto di vista Pdl e Pd si assomigliano, anche se è chiaro che questa fragilità si documenta su temi diversi. Le liberalizzazioni portate oggi in Cdm (tra parentesi, Passera avrà un peso rilevante nel dettare l’agenda con Monti) faranno probabilmente esplodere questo malessere, finora confinato a un voto parlamentare dissociato dalle uscite pubbliche. Il fatto è che governare logora chi non lo fa, e sedersi ai tavoli con le parti sociali, gestire il potere, scrivere decreti, partecipare ai vertici è attività che non può restare neutra neppure per poche settimane, figuriamoci in un contesto in cui l’azione è indispensabile e l’ipotesi elezioni a breve impensabile per quasi tutto l’arco parlamentare. In più, il confronto con un esecutivo non esattamente al top dell’efficienza come quello di Berlusconi nei mesi finali non aiuta il Pdl, e tutto sommato neppure il Pd. Non è un caso che, tolto Monti cui tutti - in permanenza dello Stato italiano - assegnano ruoli non inferiori al Capo di Stato, Passera sia al momento ipotizzabile con eguale credibilità candidato premier del Pdl, del Pd, del Terzo Polo o di quell’ipotetico nuovo partito «minacciato» da Maroni due mesi, che sappia attrarre tanto da sinistra quanto da destra. Magari anche leghisti? Di certo, oltre all’ennesimo pretesto della guerra col «cerchi magico», colpisce che proprio il delfino padano abbia stoppato la bizzarra mozione del Carroccio contro il ministro dello Sviluppo economico. A rilevare in modo del tutto particolare lo stesso nodo politico è un personaggio che da qualche mese si tiene in disparte dopo essere stato sottoposto a pressioni di ogni tipo: Giulio Tremonti. Nel suo libro di prossima uscita per Rizzoli, «Uscita di sicurezza», l’ex ministro dell’Economia non cita mai direttamente né Berlusconi né lo stesso Passera. Eppure, come anticipato con qualche eccesso di interpretazione puramente partitica il sito Dagospia, Tremonti - con afflato vagamente biblico - affronta i nodi della crisi, facendo una proposta politica. Domani i lettori di Libero avranno un assaggio più corposo del Giulio-pensiero, ma per quanto riguarda «Forza Passera» c’è un passaggio illuminante. Quello in cui Tremonti dà per certo che la politica nuova, l’unica in grado di affrontare la crisi, non sia «né di destra né di sinistra», perché non più inscatolabile in etichette di partiti che, seppur nati tutti dopo la rivoluzione di Tangentopoli, paiono già irrimediabilmente vecchi. Oggi tutto ciò che va sotto il nome di Forza Passera - anche al di là del titolare del dicastero che fu di Scajola - inizierà un percorso che può cambiare faccia e snodi dell’economia e della società italiana. Ieri sera girava voce che proprio Passera fosse pronto a portare in Cdm una norma per sbloccare i debiti della Pa verso le aziende private. Una piaga che dura da decenni. Fosse vero, per Forza Passera sarebbero altri voti. Soprattutto al Pdl conviene rendersene conto. di Martino Cervo