Merkel Anche per Monti è l'ora dei sacrifici Deve sedurre Angela: appuntamento al 20

Giulio Bucchi

L’Hotel Schweizerhof di Pontresina è lì ad aspettare Mario Monti. E’ l’albergo tre stelle, passione natalizia di Angela Merkel, come Alfonso Signorini su Chi ha documentato. Ma non c’è da storcere il naso. Non è niente male. Primo: siamo nel cuore dell’Engadina, nello stesso comprensorio sciistico di St. Moritz. Secondo: secondo le recensioni dei viaggiatori nei principali portali del viaggio, è il terzo hotel della zona, superando quattro e perfino cinque stelle. La cancelliera non si tratta niente male: non le piace buttare via soldi e conosce bene le regole del rapporto qualità-prezzo. Il premier italiano può benissimo adattarsi: a veder le foto un week end lì sembra assai più gradevole di un Capodanno a palazzo Chigi. Per vincere le sue incertezze, una stanza gliela abbiamo prenotata noi. Pensi lui al tavolo nel ristorante che sembra fatto per un vertice Monti-Merkel: si chiama “Au Premier”, come quello capitolino che frequentava Romano Prodi. Lo chef, Neil d’Souza, promette “quattro portate da gourmet”. Fanno un’ottima fondue raclette, che è specialità della zona. In una saletta è possibile cenare perfino a lume di candela. Per l’Italia una serata così è forse l’ultima possibilità. Monti è sobrio ed è adatto al luogo. Che debba incontrare la Merkel a quattro occhi o tete a tete prima del vertice di Roma del prossimo 20 gennaio, è assodato. Se conta sull’appoggio furbescamente fornito da Nicolas Sarkozy, siamo fritti. Noi e lui. Quella fondue raclette dell’Hotel Schweizerhof di Pontresina è un po’ pesantina da digerire, bisogna ammetterlo. Ma la birra aiuta a mandare giù e Monti qualche sacrificio deve pure farlo di persona, dopo averne imposti tanti agli italiani. Per convincere la Merkel ad ammorbidire i vincoli dei trattati europei e a non condannare l’Italia a una manovra annuale da 40 miliardi di euro per ridurre il suo debito pubblico, Monti ha bisogno davvero di giocare tutte le carte che ha, di usare tutto il fascino possibile per ammaliare la cancelliera e strapparle il fatidico sì. Il week end in Engadina è la soluzione ideale. Il Monti-style dovrebbe aiutare un po’. Lo stesso presidente del Consiglio ha rivelato durante la conferenza stampa di fine anno il fascino particolare che già esercita sui tedeschi: “Per il quotidiano Suddeutsche Zeitung”, ha sostenuto, “sono il genero ideale perché parlo poco, vesto in modo serio e banale e non sono molto rumoroso. Credo che agli occhi dei tedeschi il più sia fatto”. Si presentasse in Engadina vestito alla tirolese al grido “Ich bin genero”, super Mario sarebbe perfetto. Sarebbe seduzione a colpo sicuro. L’ambiente conta, il risultato ancora di più. Sembra che in effetti la terribile cancelliera che non sopportava Silvio Berlusconi sia assai più disponibile nei confronti del successore. D’altra parte è evidente come i due siano il giorno e la notte, e questo favore è un ottimo punto di partenza. Agli italiani serve una conversione a 180° dell’atteggiamento tedesco. Monti ha già spiegato qui che bisogna fare capire alla Merkel come l’intransigenza della cancelliera può certamente uccidere l’Italia, ma anche ferire gravemente la Germania. Ora tocca dirlo a lei in modo che se ne convinca e molli la presa. In fondo un credito si può giocare. fu l’Italia a salvare la Germania dalla tagliola di Maastricht quando insieme alla Francia gestì per una volta in allegria i suoi conti pubblici, sforando ampiamente il tetto del 3% stabilito a Maastricht per il rapporto fra deficit e Pil. Quel favore non è stato ricambiato a dovere. Impegnandosi un po’ Monti è in grado di fare breccia nel cuore della Merkel. Senza nemmeno chiedere la luna: all’Italia non serve nemmeno un sì tondo e sorridente. Basterebbe un nì, che darebbe alle regole che entreranno in vigore quel minimo di flessibilità per evitare al condanna a morte. Forza, super Mario, “ich bin genero”. E l’Italia quella sera sarà con te. di Fosca Bincher