Cortina, dopo il blitz fiscale Incassi salgono del 400%

Lucia Esposito

D’accordo. La vecchia battuta per cui non è vero che chi possiede un Suv sia un cialtrone, ma è pur vero che tutti i cialtroni possiedono un Suv, ha avuto riscontro a Cortina.  Nel sacrosanto controllo delle 42 “supercar” intestate ai poveri (gente con meno di 30mila euro lordi annui dichiarati) e dei 118 bolidi di lusso di proprietà di società ufficialmente sull’orlo della bancarotta, l’Agenzia delle Entrate ha compiuto in questi giorni un raid notevole. Ed è assai meritorio che tale incursione anti-evasione fiscale abbia inoltre portato alla luce un dato ancora più eloquente -ed inquietante- che riguarda gli esercizi commerciali della località sciistica: nel giorno dei controlli fiscali gli incassi ufficiali sono lievitati anche del 400%. Le verifiche hanno riguardato i proprietari di 251 auto di lusso e 35 negozi; e, ad occhio gli è pure andata bene. E l’operazione ha impegnato 80 agenti per  i controlli in soli 35 esercizi commerciali (su un totale di quasi 1.000 presenti nella località turistica delle Dolomiti). Chiariamo subito: la caccia all’evasore non è come quella al fagiano, va incoraggiata spietatamente. Era ora. Ciòdetto, l’ironia è un’arte sottile, è il pudore della coscienza, diceva Longanesi; ma per dedicarvisi, quella coscienza bisogna averla immacolata. Sicchè risulta un po’ stridente l’umorismo del comunicato stampa con cui l’Agenzia delle entrate ha commentato il proprio blitz: “L’Agenzia delle Entrate porta fortuna: con l’agente si moltiplicano le vendite...”. Avessimo avuto la stessa ironia tutti noi, vittime delle cartelle pazze di Equitalia, quell’ironia ce l’avrebbero scambiata per sarcasmo. Alla faccia dell’understatement montiano, signori, non c’è bisogno dell’iperbole pubblicitaria per compiere il proprio dovere. Ma non è neanche questo il punto. Il punto vero è che questa -giustissima, ribadiamo- invasione cortinese ha il sapore dello spottone dei buoni propositi fiscali. A parte il fatto che basterebbe incrociare i dati dei conti correnti e quelli del pubblico registro automobilistico per ottenere risultati simili in tutt’Italia (non solo in Veneto), qui qualcosa non quadra. Se scorriamo le agende scorse notiamo infatti che, ad ogni gennaio, dagli anni 70, puntuale come un orologio svizzero, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera e i suoi predecessori annunciano sempre la guerra senza soluzione di continuità all’evasione. Pagherete tutto pagherete tutti. Poi, però, lo strombazzato sbarco in Normandia dei finanzieri si trasforma nell’armistizio di Badoglio. Poi, però, l’entusiasmo di Befera si spegne puntualmente al passare dei mesi; gli evasori diventano un’entità metafisica; e l’evasione del paese rimane di 160 miliardi di euro, centesimo più centesimo meno. Tra l’annuncio di “tante piccole Cortina” e quelle del salvataggio dell’intera nazione affiora uno strano oblio. E, accanto ad esso, le solite domande: perché si è aspettato che l’Italia arrivasse al limite delle proprie possibilità economiche per intervenire con decisione? Perchè la politica non ha mai voluto affrontare il caso? Certo, oggi, tra nuovi redditometri, tracciabilità e moneta elettronica, l’aria sembra comunque più positiva di altre volte: le stesse Entrate hanno fatto sapere che ora l’esecutivo Monti ha messo a disposizione delle misure innovative ed efficaci. Però, siccome si tratta sempre della voce di Befera, un leggero dubbio permane. Eppure, senza necessariamente demonizzare la ricchezza tout court  dell’imprenditoria sana (sarebbe il proposito più sbagliato), si dovrebbe combattere, invece la ricchezza creata con l’evasione fiscale, le connessioni politiche, i favori più o meno leciti ottenuti nei corridoi dei ministeri. Qualche idea ci sarebbe. Legare le tasse al codice fiscale, per dire. O -come suggerisce Maurizio Belpietro- aumentare la detraibilità, “detrarre tutti detrarre tutto”. Idea, tra l’altro, ribadita dal duo economista Alisa-Giavazzi nel “consentire ai cittadini di detrarre dal reddito soggetto a tassazione una quota delle loro spese. Poter detrarre il 30% sarebbe sufficiente per indurli a chiedere una ricevuta, anche se ciò comporta un prezzo maggiorato dell’Iva”. Tra l’altro non pregiudicherebbe il gettito. Dopodiché, vengano pure tutte le Cortina del mondo... di Francesco Specchia