Quanto ci costa in più viaggiare con la benzina alle stelle

Lucia Esposito

Poche cose fanno imbestialire  gli italiani più degli aumenti che riguardano l’auto. E la gestione delle quattro ruote ha toccato negli anni incrementi da capogiro, ben più alti rispetto a quanto registrato dal costo della vita. E questo nonostante le case automobilistiche siano riuscite a produrre motori sempre più parchi nei consumi. Se si considerano soltanto le  stangate degli ultimi 12 mesi che i due governi hanno riservato alla benzina e gli aumenti concessi ai gestori delle autostrade, si vede come un automobilista sia costretto a mettere a bilancio un bel po’ di quattrini in più per percorrere la stessa tratta. Nel gennaio 2011, la benzina verde costava in media 1,452 euro al litro mentre se si percorreva un tratto autostradale come la Milano-Roma si pagava per il pedaggio 0,06224 euro a chilometro. Una Fiat Punto, 1.2 di cilindrata, spendeva, andata e ritorno, tra carburante e pedaggio, 168 euro. Un anno dopo per percorrere la stessa tratta bisogna spendere 22 euro in più. Il calcolo è stato fatto tenendo presente il consumo medio combinato dell’auto diffuso da Quattroruote. Per fare lo stesso percorso con una Volkswagen Passat benzina di maggiore cilindrata (1.8/2.0), oggi bisogna “bruciare” 258 euro, 32 euro in più rispetto a 12 mesi fa. Una potente Maserati, seppure tenuta sapientemente a guinzaglio, non spende meno di 376 euro (+54 euro). Tutto questo perché la verde è balzata a 1,739 euro al litro (con picchi a 1,8) e il pedaggio autostradale a 0,06417 al chilometro, nelle tratte coperte da Autostrade per l’Italia, che hanno registrato gli aumenti più contenuti (+3,51%). E la nota dolente per gli automobilisti non arriva soltanto dalla benzina e dall’autostrada. Secondo il Centro studi Auto aziendali, negli ultimi 20 anni il costo di acquisto  di una vettura di media cilindrata è cresciuto il 20% in più rispetto al tasso d’inflazione. Un incremento che si giustifica con il balzo di qualità, sicurezza e dalle dotazioni di serie presenti in maggiore quantità nelle vetture di ultima generazione.   Non si giustifica invece l’aumento delle voci di gestione. Il bollo è  salito del 216% mentre i servizi resi agli automobilisti e in cambio di cosa? Ma è il premio assicurativo che mette a segno l’aumento maggiore. Sempre secondo il Centro studi Auto aziendali, «i premi medi per l’Rc auto sono aumentati negli ultimi 20 anni di ben il 487,4% ed in particolare l’impennata si è verificata a partire dalla liberalizzazione delle tariffe del 1° luglio 1994, che avrebbe dovuto far calare il costo per gli automobilisti grazie alla concorrenza fra gli assicuratori, ma che, invece, ha lasciato spazio ad un effetto del tutto opposto». Tra l’altro, sottolinea il Centro studi, il livello esorbitante dei premi di assicurazione, che non trova riscontri né in Europa né nel mondo, si è verificato nonostante che fra il 1991 e il 2010 il numero dei morti per incidenti stradali in Italia sia calato del 38%. Poi c’è la nota dolente della benzina. Secondo il Codacons «in 10 anni il prezzo della   benzina alla pompa ha subito un incremento del 75%, mentre il costo del gasolio è più che raddoppiato, facendo segnare +104%». Nessuna sorpresa dunque se gli italiani  comprano sempre meno auto (-700 mila vetture dal 2007 a oggi). di Antonio Spampinato