La Casta vuol farci fessi: "Indennità sono basse"
Prima è il segretario del Pd Pier Luigi Bersani a levare gli scudi: "Basta prendersela con i parlamentari, il problema non sono loro". Poi arriva anche una nota dell'ufficio stampa di Montecitorio, in cui si precisa che "l'ammontare netto dell'indennità parlamentare erogato ai nostri deputati risulta inferiore rispetto a quello percepito dai componenti di altri Parlamenti presi a riferimento". Insomma, è ufficiale: la Casta vuol far fessi gli italiani. L'autodifesa - La granata-Giovannini, in altre parole il fallimento tragicomico della commissione che doveva stilare un rapporto sugli stipendi dei parlamentari (e indicare al governo dove si poteva tagliare...) è scoppiata in faccia agli onorevoli. Che però non rinunciano all'autodifesa. Anzi, all'auto-assoluzione. "Come correttamente precisato nel documento - si legge nel comunicato della Camera, in relazione al documento della commissione Giovannini - a pagina 15, i dati contenuti nella Relazione sono 'del tutto provvisori e di qualità insufficiente per una loro utilizzazione ai fini indicati dalla legge'". Per questo, "va innanzitutto sottolineato che il costo complessivo sostenuto per i deputati italiani in carica è inferiore rispetto a quello sostenuto dalle Assemblee dei Paesi europei con il Pil più elevato". Dunque, gli italiani sono più fortunati di tedeschi, inglesi, francesi. "Nel documento, l'importo dell'indennità spettante ai deputati italiani (pari a 11.283,28 euro) è indicato al lordo delle ritenute previdenziali, fiscali e assistenziali. Invece, al netto di tali ritenute (ivi comprese le addizionali regionali e comunali la cui misura varia in relazione al domicilio fiscale del deputato) l'importo dell'indennità parlamentare, che è corrisposta per dodici mensilità, è pari mediamente a 5.000 euro". Fuori busta - Il comunicato della Camera è molto preciso, e sottolinea anche come quei 5.000 euro netti si riducano ulteriormente "per i deputati che svolgono un'attività lavorativa per la quale percepiscono un reddito uguale o superiore al 15% dell'indennità parlamentare. Sono queste, dunque, le cifre cui bisogna guardare per individuare quanto effettivamente viene posto a disposizione dei deputati a titolo di indennità parlamentare". Peccato che a Montecitorio non si siano ricordati di citare anche la lunga sfilza di privilegi "fuori busta": spese di segreteria e rappresentanza (rimborsi di 3.690 euro per i deputati e 4.180 euro per i senatori), indennità di residenza, tessere per viaggiare gratis su ogni mezzo, rimborsi per spese telefoniche e informatiche. Sono queste voci a fare la differenza, portando il totale a quei 16.000 euro lordi che fanno arrabbiare, e tanto, gli italiani.