Come pagare meno tasse Breve guida al risparmio

Andrea Tempestini

Evadere le tasse non si può. Però non vorremmo che la pioggia di balzelli operata da Mario Monti costringesse    qualche povero contribuente a pagare più dei furbetti. Ecco perché abbiamo interpellato i consulenti fiscali e legali dello studio Pirola Pennuto Zei & Associati, il più grande d’Italia. Potremo difenderci da questa salassata? C’è un modo per mettere in difficoltà i signori del Fisco? Non per eluderlo o prenderlo in giro... semplicemente per non morire di tasse. Così insieme ai super esperti abbiamo provato a verificare se c’è un modo legale per risparmiare qualche soldo. La Cgia pochi giorni fa ha fatto sapere che complessivamente la manovra triennale costerà oltre 2mila euro a famiglia. In pratica ci porterà via uno stipendio. È legittimo dunque capire se c’è un modo per subire meno danni possibili. IL PESO DELL'IMU L’applicazione dell’imposta municipale propria   è stata anticipata al 2012. Però tale imposta (la cui aliquota ordinaria è pari allo 0,76%), a differenza dell’Ici,  si applicherà anche sull’abitazione principale e sulle relative pertinenze con un’aliquota più bassa (0,4%). Peccato che il costo è destinato a salire per la prevista  rivalutazione delle rendite  e della riforma complessiva del Catasto che potrebbe far rincarare il balzello fino al 350%. Facile dunque consigliare, a chi è in procinto di comprare casa, di fare presto per scampare non tanto al ritorno dell’imposta sulla prima abitazione, quanto sul super rincaro delle tasse che si pagano dal notaio. In sostanza il governo, anticipando con rilevanti modifiche (metà del gettito andrà allo Stato)  uno dei decreti sul federalismo fiscale, ha di fatto introdotto una vera e propria patrimoniale, che graverà principalmente sui contribuenti del Centro-Nord, visto che sotto Roma  - come ha certificato l’Agenzia del Territorio pochi mesi fa - ci sono due milioni di fabbricati fantasma. Pur comprendendo le ragioni tecniche che hanno portato a questa scelta - sostengono i consulenti dello studio Pirola -  il limitare del prelievo essenzialmente ai soli (considerando il prelievo limitato su categorie ben definite di beni “di lusso”) beni immobili non risponde al principio di equità che avrebbe dovuto ispirare il decreto “salva Italia”. Peraltro, non si tiene conto della peculiare situazione italiana nella quale la prima casa costituisce il bene nel quale gli italiani hanno investito i propri risparmi. Se è vero che l’immobile (prima casa) molto spesso è frutto sudato di reddito risparmiato e quindi di reddito lordo già tassato, tassare il bene che ne deriva potrebbe presentare profili di compatibilità con il divieto della doppia imposizione sulla medesima fonte di reddito. Domanda: ma si può pagare di meno? La norma come formulata potrebbe consentire l’ottenimento di un risparmio di imposta nel caso di un patrimonio immobiliare che, pur essendo di proprietà dei genitori, sia utilizzato dal figlio; infatti, questo potrebbe essere donato dal proprietario genitore al figlio che vive nell’immobile, a titolo di piena proprietà, usufrutto o diritto di abitazione dell’immobile stesso e in tal caso l’immobile sconterebbe l’aliquota agevolata sulla prima casa, consentendo così un beneficio in termini di risparmio d’imposta. CAPITALI SCUDATI L’imposta di bollo speciale sui capitali scudati sarà pari al 10 per mille nel 2012, al 13,5 per mille nel 2013, e diventerà strutturale nella misura del 4 per mille dal 2014 in poi. Questo è quanto scritto sulla carta della manovra, ma la concreta applicazione e riscossione di tale imposta  potrebbe risultare non agevole e generare anche zero euro, dal momento che, ad esempio, in alcuni casi il “rimpatrio” (fisico  o giuridico) dei capitali scudati potrebbe essere stato effettuato attraverso società finanziarie di non immediata individuazione (perché ad esempio nel frattempo liquidate), oppure perché le attività scudate sono riferibili (come avviene in non pochi casi) a Fondazioni di diritto estero o sono segregate in un alcune tipologie di trust, ossia in soggetti che potrebbero essere diversi dagli effettivi titolari. Non va neanche trascurata  - spiegano gli esperti del Fisco - la circostanza che il contribuente quando ha deciso di avvalersi della riemersione delle attività all’estero ha fatto legittimo affidamento non solo sul costo “certo” dello  scudo fiscale (rappresentato da un’imposizione una tantum definita nel suo ammontare), ma anche sull’anonimato che questo avrebbe di fatto assicurato. IMMOBILI ALL'ESTERO A decorrere dal 2011 è stata istituita un'imposta sul valore degli immobili situati all'estero, a qualsiasi uso destinati dalle persone fisiche residenti in Italia. L’imposta è fissata nella misura dello 0,76 per cento del valore degli immobili costituito dal costo risultante dall’atto di acquisto o dai contratti e, in mancanza, dal valore di mercato rilevabile nel luogo in cui è situato l’immobile. Non stiamo parlando solo dei paperoni con la casa ai Caraibi, ma anche di semplici contribuenti che hanno acquistato un appartamento in Croazia o a Nizza. Possono scamparla? Beh, innanzitutto va sottolineato come la norma preveda che dall’imposta sopra citata si possa dedurre fino a concorrenza del suo ammontare un credito d’imposta pari all’ammontare dell’eventuale imposta patrimoniale versata nello Stato in cui è situato l’immobile. Si possono scaricare le tasse pagate fuori, insomma... Tuttavia si può eccepire non solo la violazione della Convenzione internazionale contro le doppie imposizioni stipulata tra l’Italia e lo Stato in cui è ubicato l’immobile, ma anche del Trattato istitutivo della Comunità Europea che prevede la libera circolazione dei capitali e invita gli Stati ad eliminare le doppie imposizioni. TASSA SUL "LUSSO" La c.d. tassa sul lusso sarà versata a partire dal 1° gennaio 2012 dai proprietari di auto oltre i 185 KW (20 euro per ogni KW in più), di barche con scafo di lunghezza superiore a 10 metri, di aeromobili privati immatricolati nel registro aeronautico nazionale, di elicotteri, di alianti, motoalianti, autogiri e aerostati. Per auto e yacht il prelievo sarà scontato sulla base dell’anzianità del mezzo. Per le barche invece la tassa si applicherà dal 1° maggio 2012. La tassazione però non incide su patrimoni magari più consistenti, come ad esempio i quadri di valore.  Perchéallora  tassare auto, barche e aeromobili e non quadri d’autore o opere d’arte? Certo  - sostengono dallo studio Pirola - i primi sono  di più facile individuazione in quanto beni mobili o registrati o stabilmente presenti (come nel caso delle barche) nel nostro Paese: è pur vero che la Corte Costituzionale ha ribadito che il Legislatore può legittimamente scegliere quali sono gli elementi indici di capacità contributiva, “salvo tuttavia il limite della manifesta irragionevolezza”, ma va comunque evidenziata (e opportunamente valorizzata in una eventuale fase contenziosa) la “parzialità” della scelta operata dal governo di  individuare come indici di capacità contributiva i beni di lusso come sopra indicati. CONTI E CONTROLLI Risultano legittimati ad avviare l’indagine finanziaria: l’Agenzia delle Entrate, la Guardia di Finanza e la Commissione tributaria. Per questo possono essere richieste a  banche, Poste, Sim, Sgr, fiduciarie e altri intermediari finanziari tutti i dati e le notizie relative a un contribuente,  informazioni riguardanti flussi finanziari e disponibilità di qualsiasi genere. Inoltre, l’indagine finanziaria può riguardare anche le  “operazioni extra-conto”, cioè le operazioni che, essendo eseguite allo sportello, non comportano alcuna registrazione contabile all’interno di rapporti continuativi. Occhio però: la richiesta deve essere motivata e, conseguentemente, deve recare indicazione delle ragioni che la giustificano. In particolare - sottolineano i consulenti fiscali -   vanno precisate le ipotesi configurate (omissione, incompletezza e/o inesattezza), specificati i relativi elementi probatori, indicati il periodo o i periodi d’imposta considerati, oltre, ovviamente, al nominativo dei contribuenti interessati dal provvedimento. È capitato pochi giorni fa in Lombardia che fossero richieste informazioni senza una specifica motivazione. Ecco, in teoria, a queste richieste si potrebbe anche non rispondere oppure chiedere di dettagliare i motivi  - concludono i professionisti dello studio Pirola - anche perché si potrebbe giungere alla paradossale conclusione che il contribuente che comunica all’autorità fiscale dati e informazioni relativamente ad una operazione da lui ritenuta valida e legittima,  possa essere giudicata dall’autorità fiscale come “elusiva” o “abusiva”. E quindi rischiare una sanzione. La delicatezza della materia  impone di esaminare caso per caso le richieste dell’Autorità fiscale, e di ben ponderare se e come rispondere alle stesse, considerando come principio che ogni informazione aggiuntiva potrebbe essere pregiudizievole per il contribuente. In generale ogni dubbio sul fisco è particolare, varia da contribuente a contribuente. Ecco perché invitiamo i lettori di Libero a inviarci le vostre domande alla mail fisco@libero-news.it, che poi sottoporremo  al più grande studio d’Italia: 700 persone tra ragionieri, commercialisti e avvocati. Faremo una selezione per accontentare il maggior numero di persone. Prima è meglio capire. Per pagare c’è sempre tempo. di Giuliano Zulin