Minzolini "Io come Santoro, ora lo comprendo" Scatta il ricorso per il reintegro immediato

Andrea Tempestini

"Sono diventato un azzeccagarbugli, contro la mia natura. Mi hanno proposto di andare a New York, ma per ora non accetto nulla e vado avanti con il ricorso. Devi fare per forza così per difenderti, uso gli stessi metodi dell'azienda. Ora capisco Santoro con i suoi ricorsi e i tribunali. Ha fatto bene". Così Augusto Minzolini, ex direttore silurato dal Tg1 alla Zanzara su Radio24 parlando della sua 'cacciata' dal telegiornale principale di viale Mazzini. "Se me lo avessero chiesto - spiega Minzolini alla Zanzara - se ne poteva anche parlare, ma hanno applicato per la prima volta una norma che è inapplicabile solo per farmi fuori. Allora mi incazzo e divento un azzeccagarbugli". E infatti i legali di Minzolini agiranno "in via d'urgenza" in sede giudiziaria per ottenere subito, come primo obiettivo, il reintegro alla direzione del Tg1, "senza contare ogni altra azione attivabile nelle sedi competenti e ferme restando le garanzie tutte fissate dall'articolo 3 della legge 97/2001". La notizia è stata resa nota dagli stessi avvocati di Minzolini, Nicola Petracca e Federico Tedeschini, che hanno sottolineato come la legge su cui viale Mazzini ha fatto perno per adottare - con voto a strettissima maggioranza del Cda - il provvedimento nei confronti dell'ex direttore non è applicabile al rapporto di lavoro dei dipendenti della Rai. La carta aziendale - "Già sto pagando una pena - ha proseguito l'ex Direttorissimo ai microfoni della Zanzara - perché sono stato rinviato a giudizio, come il 97 per cento delle persone che passano dal tribunale di Roma, ma sono stato costretto ad andare via. Per questo la butto su questo piano". Sul caso della carta di credito aziendale il Minzo spiega: "Gli altri direttori prima di me non ce l'avevano, io l'ho chiesta come benefit compensativo perché ce l'avevo anche alla Stampa". Ma che bisogno avevi, visto lo stipendio?, chiedono i conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo: "Guadagnavo come direttore 540mila euro all'anno, non molto di più rispetto alla Stampa ma con maggiori responsabilità. Erano spese di rappresentanza". Il "paradosso" - E comunque "non ho mai chiesto un rimborso per le spese già sostenute con la carta di credito, sarebbe stata una truffa, questo sia chiaro" spiega Minzolini. "Per due anni nessuno mi ha detto niente - ha continuato - perché se qualcuno mi avesse chiesto di mettere i nomi dei miei ospiti lo avrei fatto. Ma il bello è che nessuno dei miei predecessori ha mai scritto un nome delle persone con cui andavano a pranzo e a cena. Hanno applicato alla lettera una circolare interna solo con me. E il colmo è che le spese di rappresentanza io alla fine le ho rimborsate mentre la Rai le ha scaricate fiscalmente. La Rai - ha concluso con una domanda - ci ha guadagnato, non è un paradosso?".