In Francia processo al silicone: ma se fosse solo business?

Costanza Signorelli

Trentamila donne francesi  sono in rivolta per lo scandalo delle  protesi della PIP (Poly Implant  Prothèse di La Seyne-sur-Mer, nel  sud della Francia). Già due anni  orsono era stato segnalato che con  questamarcadi protesi si era verificatounnumero  abnormedi rotture  dell’involucro contenente il  gel di silicone. Panico. Telefoni  bollenti per le chiamate delle pazienti  che chiedevano quali protesi  “indossassero”: invero solo delle  meno attente(o che si erano rivolte  ad un chirurgo “meno attento”),  perché dopo l’intervento dovrebbe  essere consegnato un apposito  tesserino con tutti i riferimenti  delle protesi impiantate. In realtà  tutti i tipi di protesi anatomiche, e  da circa una decina d’anni anche  quasi tutti i vecchi modelli rotondi,  sono riempiti di gel coesivo  (una gelatina, non un liquido denso,  come in passato), che non fuoriesce  dall’involucro anche in caso  di piccole rotture. Quindi, niente  panico, ma solo una maggior attenzione  alle condizioni della protesi  in occasione dell’annuale ecografia  o mammografia, ed in caso  di dubbio una risonanza magnetica,  che è l’esame più attendibile  per valutare l’integrità degli impianti. Ora veniamo a sapere che,  non solo le protesi erano difettose,  ma che erano state riempite con  silicone industriale invece che con  il tipo medicale, onde ottenere  fraudolentemente un illecito  maggior profitto che, secondo Il  Corriere della Sera, si aggira intorno  ad un miliardo di euro all’anno,  già solo più un milione per La  Stampa (l’affermazione altisonante,  ma un tantino stravagante,  dato che il costo all’utente finale di  una coppia di protesi si aggira intorno  ai mille euro - più basso nel  caso in esame, dato che si tratta di  un prodotto economico - cinquantamila  paia in dieci anni fanno  un fatturato medio annuo di  non più di tre milioni, e sul costo  della protesi incidono molto più i  costi di produzione che non la  materia prima). Sembra che le  donne operate con questo tipo di  protesi, sia per chirurgia estetica,  sia per chirurgia ricostruttiva, siano  circa trentamila in Francia, cinquemila  in Italia ed altre migliaia  in Spagna e Gran Bretagna. Oltre  duemila donne hanno intrapreso  delle azioni legali contro la PIP,  che è stata costretta a chiudere. In  Francia la magistratura ha aperto  un'indagine per omicidio preterintenzionale  per una donna morta  di cancro. Il governo francese, a  oggi, ha riscontrato quattro casi di  cancro in donne che avevano ricevuto  quelle protesi. Titoloni. Mega-  panico.  Secondo il nostro Ministero  della sanità, nell’area coperta dai  registri tumori della popolazione,  sono stati diagnosticati in media  152 casi all'anno di tumore della  mammella ogni centomila donne. Per quanto riguarda la mortalità,  nel 2002 sono state 11.251 le  donnemorte acausadi uncancro  mammario.Il rischio di avereuna  diagnosi di tumore della mammella  nel corso della vita (fra 0 e 74  anni) è di 1 caso ogni 11 donne,  mentre il rischio di morire è pari a  1 decesso ogni 50 donne. Da questi  dati emerge che quattro casi di  tumore della mammella ed un decesso  su trentamila donne sono  un vero miracolo! Quindi, niente  panico: non si tratta di una bomba  ad orologeria, come alcuni hanno  strillato. Ricordate che noi viviamo  circondati da silicone, che è  presente nelle creme, nello shampoo,  nel balsamo per capelli, nel  sapone, addirittura nell’acqua  potabile ed in mille altri prodotti  di uso quotidiano: è non è certo  tutto silicone medicale. Certo, un  po’ di attenzione in più non guasta.  La mastoplastica additiva,  cioè l’aumento di volume del seno  mediante l’impianto di protesi, è  un intervento di grande soddisfazione  per le pazienti, che spesso  risolve problemi psicologici e della  vita di relazione molto importanti;  è un intervento praticato da  oltre 50 anni ed è stato effettuato  su diversi milioni di donne; nessun  altro tipo di protesi può vantare  una sperimentazione umana  così estesa nel tempo e nella casistica.  Le protesi mammarie sono  sempre uscite indenni da tutte le  accuse che di volta in volta sono  state rivolte loro.  Sicuramente lo Stato, anzi, gli  Stati, dato che le PIP adulterate sono  state commercializzate impunementein  tutta Europa per dieci  anni, dovrebbe fare meno demagogia  (divieto di protesi alle minorenni,  registro delle protesi ed altre  baggianate inutili) e più controlli.  L’inescusabile carenza (voglio  sperare non connivenza) degli  organi preposti al controllo dei  presidi medico-chirurgici già in  altre occasioni ha portato a ben  peggiori e tragici eventi, come le  protesi valvolari cardiache che si  bloccavano causando morte immediata,  impiantate alcuni anni  orsono nel reparto di cardiochirurgia  delle Molinette a Torino:  quelle sì cheeranobombe adorologeria!  Concludendo, considerando  i dati finora in nostro possesso,  a meno che emerga una documentata  connessione tra le  protesi PIP e le patologie segnalate,  che purtroppo colpiscono comunque  le donne, con o senza  protesi, mi sembra prematuro gridare  alla catastrofe: come diceva  sempre Andreotti «a pensar male  si fa peccato, ma spesso s’indovi -  na»,nonvorrei che aqualcunofacesse  comodo che ci fosse sul  mercato qualche decina di migliaia  di interventi di sostituzione  delle protesi. Queste righe vogliono  essere una rassicurazione (da  parte di un chirurgo che non ha  nessuna paziente con queste protesi,  quindi super partes) non trascurate  il problema, ma non  preoccupatevi oltremodo. Effettuate  i soliti regolari controlli, informando  il medico della situazione  affinché presti particolare  attenzione, oltre che alla salute  delle vostre ghiandole mammarie,  anche alle condizioni delle  protesi. Per ora non c’è nulla di urgente.  Solo se si dovesse veramente  accertare che provocano danni  alla salute, andranno rimosse o  sostituite.  Di Paolo Santanchè Specialista in Chirurgia  Plastica www.santanche.com