Busta paga ferma da 10 anni Sindacati? Non fanno nulla

Andrea Tempestini

Le tasse si abbattono come macigni sulle buste paga degli italiani, che al contempo restano al palo, inchiodate a importi di anni e anni fa. A preoccupare ancora di più il fatto che negli ultimi 15 anni le retribuzioni dei lavoratori hanno perso terreno nei confronti internazionali. Secondo i dati 2010 dell'Ocse, l'Italia si colloca al 22esimo posto su 34 nella classifica dei salari netti: 19.350 euro. Inoltre, l'Italia è ultima per livello di salario netto tra i Paesi del G7. In uno scenario drammatico, però, i sindacati continuano la loro lotta di retroguardia, sbarrando la strada alla riforma del lavoro e dell'articolo 18. Pressione fiscale - Ma sulle buste paga non pesa soltanto l'immobilismo imposto dalle sigle sindacali, ma anche l'altro segreto di Pulcinella del nostro Paese: la mostruosa imposizione fiscale. Per tasse e contributi, l'Italia si colloca al quinto posto su 34 tra i Paesi Ocse con un prelievo del 46,9% misurato sulla retribuzione media di un lavoratore single senza figli. Ci battono soltanto, nell'ordine, Belgio, Grancia, Germania e Asutria. E a rendere il quadro sempre più inquietante inl fatto che negli ultimi 15 anni la posizione relativa dell'Italia è peggiorato, ossia la posizione relativa è andata verso il basso. Per capirsi, dal 1996 a oggi le retribuzioni lorde sono rimaste al palo. Potere d'acquisto - E così, mentre in busta paga non ci troviamo un singolo euro in più, nelle nostre tasche entreranno anche le mani della manovra Monti, stangata recessiva e che verrà pagata dai soliti contribuenti noti e dal ceto medio. Ma anche le cifre relative al 2011 fanno paura. Secondo l'Ires uno stipendio medio perderà circa 260 euro di potere d'acquisto rispetto all'inflazione e 306 euro a causa del fiscal drag, per un totale di 566 euro.