Cav tiene sulla corda Monti Meno tasse o stacco la spina

Andrea Tempestini

Una scultura del Settecento, Zeus che si trasfigura in toro e in aquila per rapire e abusare della dea Europa. È il regalo che gli europarlamentari del Pdl fanno a Silvio Berlusconi. Non un cadeau qualsiasi, una metafora: «Rappresenta il duo Merkel-Sarkozy che abusa del vecchio continente», spiegano i rappresentanti azzurri che siedono a Strasburgo. Il Cavaliere apprezza. E ricambia omaggiando le signore con degli orecchini con pietre tricolori, realizzati dallo stilista Recarlo. Brindisi, sorrisi. E dire che Silvio era arrivato all’hotel The Duke, nel cuore dei Parioli, per l’europranzo natalizio con una faccia tutta imbronciata. Tanto da far pensare che l’incontro con Mario Monti, immediatamente precedente, fosse stato un disastro. Invece: ai suoi, Berlusconi ha spiegato che il vertice a Palazzo Chigi non è andato proprio male. Però Silvio ha parlato chiaro:  «A Monti ho detto che il Pdl è il sostegno numericamente più importante della maggioranza. Perciò il governo deve relazionarsi con noi prima di portare misure in Parlamento. Questa volta», alludendo alla manovra che oggi avrà il via libera definitivo, «è andata così, il decreto ha contenuti discutibili anche perché è stato predisposto in fretta e furia. Ma col premier sono stato chiaro: “attenzione, è la prima e l’ultima volta che succede”». A partire dalle prossime leggi, «ci deve essere un preventivo accordo con noi, altrimenti non ci staremo». È la «cabina di regìa». E partirà già domani mattina, quando Monti riceverà a Palazzo Chigi il segretario del Pdl Angelino Alfano.  L’ampia maggioranza che si è venuta a formare lascia ben sperare Silvio: «C’è la possibilità di rilanciare le riforme, anche quelle costituzionali». È l’altro tema discusso con Monti. «Noi tenteremo di far approvare le nostre proposte su giustizia, intercettazioni e architettura istituzionale». Il professore? «Non è affaticato», certo che «l’attività governativa è stressante» e adesso il premier è colpito dalle «critiche dei giornali» che, rivela Silvio, «non lo lasciano indifferente». Altri temi toccati nel vis à vis: la tracciabilità dei pagamenti fissata a mille euro («Comporta inconvenienti per antiquari, gioiellerie e atelier di lusso, frena i consumi»), il direttorio franco-tedesco insediato in Europa («Monti è d’accordo, è inaccettabile»), il patto fiscale con i Paesi Ue («Cura da cavallo che ammazza il cavallo»), le liberalizzioni («Non per farmacisti e tassisti»). Berlusconi avrebbe anche ricevuto rassicurazioni sulle frequenze tv assegnate a Mediaset e Rai a titolo gratuito: le cose non cambieranno.  «Non possiamo prevedere oggi quanto durerà questo governo», ragiona il Cavaliere durante il cocktail natalizio con i senatori, «ma saremo noi gli arbitri» della caduta o della sopravvivenza. Ci sono tre variabili che possono accelerare il countdown: l’accordo elettorale con l’Udc («Se chiudiamo con Casini, è fatta, vinciamo sicuro»); sondaggi che annuncino «una nostra vittoria anche correndo da soli»;  il rischio che l’esecutivo «ecceda con le tasse». Tutti casi che spingerebbero Berlusconi a staccare la spina, accelerando il ritorno alle urne. Ai senatori Silvio spiega anche come stanno le cose con la Lega: «Io e Bossi ci siamo incontrati, giochiamo a stare divisi. Ora loro sono tornati ribelli, lasciamoli divertire un po’, poi torneranno a casa. Con noi». di Salvatore Dama