Manovra, sì dalla Camera ma Monti perde 61 voti

Lucia Esposito

La manovra di Monti ha ottenuto la fiducia alla Camera con 495 sì e 88 voti contrari, quattro gli astenuti. Il governo ha perso 61 voti rispetto al precedente voto di fiducia in cui Mario Monti aveva ricevuto 556 sì. Inoltre, per il voto sulla manovra erano molto meno numerosi i votanti in aula: 617 per la fiducia contro i 483 dell'ultimo voto. Tra chi ha votato contro il cosiddetto decreto "salva Italia", alla Lega Nord si sono aggiunti una trentina di deputati dell'Idv più diversi onorevoli del Pdl. Il voto finale di Montecitorio sulla manovra economica in prima lettura è previsto per questa sera, 16 dicembre, ma si è appreso che a causa dell'impasse in aula potrebbe slittare a sabato mattina. Il decreto legge passerà poi al Senato.  Mario Monti interverrà in aula alle 19, prima delle dichiarazioni di voto finali sulla manovra per fare delle comunicazioni: lo ha reso noto il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Per cercare di calmare le acque, venerdì il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è intervenuto per spiegare che "bisogna salvare l'euro" e che "sono necessari sacrifici per tutti". Chi non ha votato - Nel dettaglio, non hanno accordato la fiducia alla manovra 23 deputati del Pdl, 3 di Futuro e Libertà e 2 del Pd, più 5 del Misto e due di Popolo e Territorio. Quattro gli astenuti, tutti del Pdl. Erano invece sei i parlamentari in missione. Tra gli assenti spiccavano i nomi degli ex ministri Giulio Tremonti, Paolo Romani, Michela Brambilla. Tra chi non ha votato il pasdaran Domenico Scilipoti: "Non voto la manovra perché, semplicemente, non riconosco l'attuale governo". Il deputato del Movimento responsabilità nazionale ha spiegato così il suo gesto di restare in piedi in mezzo all'aula, mentre veniva chiamato a votare, agitando vistosamente un quotidiano per aria in segno di diniego. "Facevo segno alla presidenza - continua Scilipoti - che ero presente in aula, ma non avevo alcuna intenzione di votare". Scontro Lega - Pd - Prima del voto, scontro acceso in aula soprattutto tra Lega e Pd. Prima le accuse di Dario Franceschini agli onorevoli del Carroccio, definiti "soldatini obbedienti". Poi la deputata della Lega, Emanuela Munerato, si è alzata in piedi e al momento di prendere parola si è tolta il soprabito restando in maglia arancione e con un copri capelli bianco: "Mi spoglio dei panni di deputato e indosso la divisa di lavoro che ho indossato fino a due giorni fa prima di entrare qui. Signor Monti - ha proseguito la Munerato -, non le sarà capitato spesso di vedere una divisa da operaia, ma questa è la mia e rappresenta milioni di lavori disgustati da questa manovra".