Bocchino al capo della P4 Faccio come vuoi contro il Cav
Secondo quanto riportato dal sito Dagospia, il 24 febbraio 2011 e poi il 14 marzo, di fronte ai Pm di Napoli che indagano sul caso P4, venne ascoltato il pasdaran futurista Italo Bocchino (subito dopo Luca Cordero di Montezemolo, l'allora dg Rai, Mauro Masi, e il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro). Nel colloquio tra Italo e i pm, il futurista avrebbe attaccato D'Agostino (il signor Dagospia, appunto): "D'agostino chiede a Bisignani (il faccendiere finito al centro dello scandalo, ndr) se pubblicare o meno le notizie e rilevo tuttora che Bisignani in qualche modo blocca D'Agostino che voleva attaccarmi". Bocchino, insomma, si sentiva ricattato. L'emendamento Fallica - Quindi al vicepresidente di Fli vengono fatte ascoltare delle intercettazioni. Dagospia riporta: Il 4 novembre 2010, con un sms Bisignani scriveva a Bocchino: "Sui parchi mi raccomando in commissione, ora". E Bocchino si premurava di rassicurarlo in tempo reale (non si capisce esattamente a che titolo e con quale diritto): "Tranquillo". Si parla dell'emendamento Fallica. Questione a nove zeri (molto a cuore a Stefania Prestigiacomo, intima di Bisignani) di cui a rigor di logica, l'ex giornalista dell'Ansa Gigi, non avrebbe dovuto occuparsi. "Volevo mettere in difficoltà il Pdl" - Incalzato dai magistrati sull'interesse per l'emendamento Fallica, Bocchino spiega: "Prendo atto del contenuto dei progressivi conversazioni nel corso delle quali mi veniva caldeggiato da Bisignani Luigi l'impegno per far approvare alcuni emendamenti alla finanziaria relativi ai parchi nazionali e relativi al finanziamento del Ministero per l'Ambiente, "cosiddetto emendamento Fallica. Rispondo che effettivamente Bisignani si fece portatore degli interessi politici della Prestigiacomo avendo buoni rapporti con la stessa e in questo caso non ebbi difficoltà ad accogliere le sue indicazioni poiché coincidevano con l'interesse politico che il Gruppo Futuro e Libertà e cioè mettere in difficoltà il Pdl, facendone venire a galla i contrasti interni. Nel merito la questione venne risolta in qualche modo in quanto i Parchi vennero finanziati". Gli interessi caldeggiati da Bisi - "L'emendamento Fallica - proseguiva Bocchino - invece venne ritirato. Quanto al passaggio che mi viene letto nel quale dico testualmente "dimmi tutto dei tuoi che bisogna far mettere" le spiego subito cosa intendevo dire: Bisignani caldeggiava gli interessi di alcuni ministri non 'tremontiani', cioè la Gelmini, Prestigiacomo e Frattini. Dunque proprio nella prospettiva di mettere in difficoltà il Pdl dissi al Bisignani di farmi sapere tutti gli eventuali emendamenti che si potevano proporre nell'interesse dei predetti ministri in quanto il mio Gruppo li avrebbe sostenuti... ". "Berlusconi si deve dimettere" - Ma i contatti tra Italo e Bisignani, sottolinea Dagospia, erano frequentissimi. Per esempio l'11 novembre il futurista spiegava: "Berlusconi si deve dimettere...mò deve decidere lui, come e quanto". Ma c'è di più. Secondo quanto emerso dagli interrogatori di Bisignani, il faccendiere sosteneva che Bocchino commettesse veri e propri reati. "Un giorno l'onorevole Bocchino, mio caro amico - spiegava Bisignani -, mi disse di avere appreso che Papa era indagato e che a Napoli c'era una indagine e delle intercettazioni che riguardavano alcune schede procurate e diffuse da Papa. In quel frangente anzi mi chiese se anche io avessi avuto uso di tali schede". E ancora: "Bocchino parlò espressamente di un'indagine di Napoli, ma non fece mai il nome dei magistrati. Io rappresentai immediatamente tale circostanza a Papa e lui successivamente fece ulteriori accertamenti verificando la fondatezza di tale notizia".