Pensioni, c'è l'ok ai "ritocchi" Adesso servono 4 miliardi

Lucia Esposito

Accordo sulle pensioni, ma il braccio di ferro tra il governo Monti e i partiti continua. Il premier ha detto sì alle richieste del parlamento: indicizazzione delle pensioni minime fino a 1.400 euro. Dunque il blocco degli adeguamenti all'inflazione verrà attuato, ma solo a partire da quegli assegni e non dai 936 euro  previsti dalla prima bozza di manovra. Un patto, quello tra Monti e i partiti sulla riforma previdenziale, che permetterà di accelerare i tempi. Entro domenica la manovra sarà all'esame della commissione della Camera. A Montecitorio approderà giovedì 15 dicembre e quindi al Senato. Assai probabili i voti di fiducia, per permettere al decreto di ottenere il via libera definitivo il 22 o 23 dicembre. Braccio di ferro - Il governo l'aveva spiegato: va bene alzare il tetto dell'indicizzazione, ma bisogna rimanere "a saldo invariato". Significa che occorrerà trovare quei 4 miliardi di euro "regalati". Torna in ballo dunque l'Imu, la famigerata nuova Ici. Il punto di contatto tra tecnici e politici sarebbe l'aumento della franchigia di 200 euro prevista dal premier, con annessi meccanismi che leghino la franchigia stessa al valore dell'immobile. Polemica, più tra i partiti che con il governo, la regala il tema delle frequenze tv liberate dal digitale terrestre. Il Pd insisite: valgono 1,5 miliardi di euro, sono un bene pubblico e non possono essere svendute. E allora? Quei 4 miliardi potrebbero essere coperti attraverso un inasprimento del contributo di solidarietà sulle pensioni più ricche, una tassa sulle baby pensioni e l'aumento della pressione fiscale sui capitali scudati. Si colpirebbero molti privilegi, ma ancora della Casta si parla poco o nulla.