Elsa che coraggio: se lei piange noi cosa dovremmo fare?

Andrea Tempestini

Anche i tecnici piangono. A modo loro, ovvio, non come i comuni  mortali: il ministro del Welfare Elsa Fornero, per dire, si è commossa a causa della «deindicizzazione». In diretta tivù (guarda il video) la voce le si è incrinata, rivelando - sotto il grigio professorale - un cuore pulsante d’emozione.  Al suo fianco, Mario Monti aveva appena finito di scandire roboticamente, spezzettando le parole,  le misure del governo, aveva appena terminato  di presentare i colleghi (tipo «il-ministro-per-lo-sviluppo-economico»): imperturbabile, quasi funereo nell’esternare la sua «grave-preoccupazione-ma-anche-grande-speranza». Ed ecco che Elsa,  la pasionaria dell’esecutivo, scoppiava in lacrime.   Stava spiegando, appunto, la deindicizzazione delle pensioni. «I vincoli finanziari sono severissimi», raccontava, «nessuna riforma nell’anno della sua introduzione dà risparmi. È un meccanismo lungo. E allora abbiamo dovuto, e ci è costato anche psicologicamente, chiedere un sacr...». Lì, sul sacrificio, non ha retto. Non ha potuto completare la frase. Gli occhi le si sono annacquati, impossibile proseguire. La ferrea Fornero si è trasfigurata - ruga dopo ruga - in Elsa, la Madre Coraggio Tecnica, incapace di chiedere ai cittadini di versare oro alla patria senza sentirsi ferita, provata «anche psicologicamente». Quasi che il sacrificio dovesse farlo lei e non gli italiani. È stato un pianto  «sobrio», il suo, subito celato con doloroso contegno, poiché non è tecnico esibire spicchi d’anima, però allo stesso tempo non si possono  vessare i concittadini senza nemmeno una lacrimuccia. È dovuto intervenire Monti in persona per consolarla. Una consolazione tecnica, chiaramente. Il robot Mario ha ripreso subito la parola, completando il ragionamento della collega: «Credo-intendesse-dire-sacrifici». Poi ha tentato una battuta, il volto contratto in una smorfietta che doveva essere un sorriso: «Commuoviti-ma-correggimi», ha sillabato (troppe emozioni tutte in un colpo potrebbero danneggiargli il software). Tanto è bastato perché Elsa si confortasse un poco, anche se quando il ministro Passera - poco dopo - l’ha chiamata per sbaglio «Emma» si è temuta la ricaduta. Chissà se il suo è stato un gesto calcolato, un pianticino coccodrillesco per farci sentire meno soli nella pioggia di stangate. Oppure se davvero c’erano sofferenza, solidarietà con i pensionati e  preoccupazione da grande statista per il Paese,  tanta da rivelarci i suoi sentimenti, da farci commuovere a nostra volta, spingendoci a desiderare di mandarle un abbraccio,  una carezzina di sostegno. Rimane una certezza: le lacrime le abbiamo avute. Adesso può scorrere il sangue a fiotti.        di Francesco Borgonovo