Donna sciolta nell'acido Processo tutto da rifare

Lucia Esposito

Il processo per la donna sciola nell'acido dalla 'ndrangheta è tutto da rifare. E questo, oltre a butare all'aria il lavoro di anni, crea un grosso problema:  se non si arriva a sentenza nel mese di luglio scadono i termini della custodia cautelare e i sei imputati potrebbero tornare in libertà. I giudici della prima corte d'assise di Milano, presieduta da Anna Introini che ha sostituito Filippo Grisolia, diventato capo di gabinetto al ministero della Giustizia, hanno deciso, accogliendo le richieste delle difese, che il processo con al centro la morte di Lea Garofalo, sciolta nell'acido, deve ripartire da zero. Dopo 'l'uscità del presidente della Corte d'Assise Filippo Grisolia, che è andato a Roma come Capo di Gabinetto del ministero della Giustizia, le difese degli imputati non hanno dato il consenso a considerare validi tutti gli atti firmati fino a oggi. Riunita in camera di consiglio sotto la presidenza del giudice Anna Introini ha deciso oggi di dover «disporre il rinnovo dell'attività istruttoria, dopo avere preso atto del dissenso delle difese circa la inutilizzabilità dell'attività istruttoria svolta». Il che significa che dovrà essere richiamata a testimoniare in aula davanti al padre e agli zii Denise Cosco, la 19enne figlia di Lea Garofalo che da anni vive sotto protezione . Non solo: a questo punto si allungano sensibilmente i tempi per arrivare a una sentenza di primo grado, mentre, tra giugno e luglio del prossimo anno, gli imputati entreranno in libertà per decorrrenza dei termini. La Garofolo è stata uccisa perché aveva deciso di collaborare con la giustizia. Due anni fa è stata rapita a Milano, poi torturata perché rivelasse quello che aveva detto e poi fu uccisa con un colpo di pistola. Il suo corpo fu poi sciolto nell'acido.