I tre stipendi del ministro Griffi Totale: 475mila euro l'anno
Alle 13 e una manciata di minuti il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, fresco fresco del giuramento ha varcato il portone principale di Palazzo Vidoni. Ne avrà di lavoro da fare come si augurano i sindacati di categoria - che temono l’ennesima stangata sul pubblico impiego - per mettere mano ad una macchina da oltre 3 milioni e mezzo di dipendenti. Ma Griffi, Presidente di sezione del Consiglio di Stato, i ripostigli del dicastero più insidioso della Repubblica li conosce a memoria. E’ già stato in quelle stanze e forse proprio per la profonda conoscenza della materia (è stato capo di gabinetto di Renato Brunetta per circa un anno), è riuscito a spuntare condizioni di garanzia notevoli. A dir il vero il grand commis di Stato sa bene come muoversi nei meandri di tutta la macchina statale. E sa, soprattutto, come ottimizzare il risultato.I maliziosi sostengono che neppure da ministro di un governo di crisi rinuncerà ai prestigiosi incarichi (così come gli consente la legge) e ai generosi emolumenti. E c’è già chi ha provato a fargli i conti in tasca. Patroni Griffi già oggi come presidente di Sezione del Consiglio di Stato può contare su un assegno di indennità pari a circa 130mila euro l’anno dall’organo di giustizia amministrativa. Poi ci sono i 150mila euro lordi che arrivano dall’incarico di consigliere della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche (Civit). E infine l’emolumento per l’incarico da ministro della Repubblica non parlamentare è di 177.062 euro annui (stando a quanto veniva versato agli ex ministri non eletti Galan e Fazio). In tutto - senza considerare altri incarichi e consulenze - oltre 457mila euro l’anno. Lordi, ovviamente. Tutto lecito e regolare, insomma trasparente. L’opportunità, in un momento di crisi economica, è una valutazione del tutto personale. Ieri abbiamo provato, telefonicamente, a chiedere all’Ufficio Stampa del ministero «se il ministro abbia valutato la possibilità di recedere da alcuni incarichi». Al momento di andare in stampa non è pervenuta alcuna risposta. Né un «no», né un «sì». Il silenzio. Ma certo ieri era il primo giorno da titolare e Patroni Griffi sarà stata un filo occupato tra giuramenti, saluti e rallegramenti. Resta da capire se l’appello alla moderazione e all’austerity lanciato da Monti (con l’ex direttore generale del Tesoro Grilli ha funzionato, ha rinunciato al 70% dello stipendio) possa far breccia nel cuore (e nel portafoglio) del Consigliere di Stato prestato al governo. di Antonio Castro